Cronache

Elicotteri, droni, cani per recuperare gli ultimi 5 dispersi. Rabbia dei parenti: "Non c'era allerta"

La quarta vittima è Liliana Bertoldi, mamma di tre figlie. Le analisi sui resti dei corpi e sul Dna in mano al Ris di Parma

Elicotteri, droni, cani per recuperare gli ultimi 5 dispersi. Rabbia dei parenti: "Non c'era allerta"

I parenti degli escursionisti dispersi hanno riconosciuto qualche lembo dei vestiti ritrovati dai soccorritori. O qualche dettaglio dell'attrezzatura tecnica. «Sì, è suo». E in un secondo hanno dato forma all'incubo, perdendo definitivamente la speranza.

Otto delle 13 persone che si temevano disperse sono state rintracciate dalla compagnia dei carabinieri di Cavalese. Scende dunque a cinque il numero delle persone - tutti di nazionalità italiana - di cui non si hanno notizie dal pomeriggio del 3 luglio, quando è avvenuto il crollo del ghiacciaio della Marmolada. La quarta vittima del disastro ufficialmente riconosciuta è Liliana Bertoldi, 54 anni, di Levico (Trento), mamma di tre figlie, Francesca, Sara e Caterina. Nota in tutto il Trentino, lavorava come ambulante con un furgone per la vendita di polli allo spiedo.

Mentre gli elicotteri e i droni continuano a sorvolare l'area del crollo, cercando di rilevare alterazioni di temperatura o segnali dei cellulari, la Procura di Trento conferirà ufficialmente al Ris di Parma l'incarico dell'analisi del Dna sui resti delle vittime, tra cui anche due francesi e due escursionisti cechi, la cui identità è stata ricostruita attraverso le targhe delle auto parcheggiate a valle. I ricoverati sono sette, tra cui una coppia di tedeschi. Domani si tenterà il tutto e per tutto sguinzagliando i cani per le ricerche.

Solo per una famiglia ieri l'apnea dell'attesa si è trasformata in aria: in tarda mattinata è stato infatti identificato Davide Carnielli, 30 anni, vivo, in prognosi riservata all'ospedale di Treviso dove era stato portato senza documenti. Altri pregano almeno perché venga recuperato il corpo intatto dei loro cari. Ma sanno benissimo che è quasi impossibile. Tra i dispersi si cerca anche Nicolò Zavatta, il più giovane degli escursionisti, 22 anni, originario di Barbarano Mossano (Vicenza).

Tra i parenti «in sospeso» inizia a montare la rabbia. «Una guida alpina con trent'anni di esperienza non sarebbe mai partita se avesse saputo di un minimo rischio o pericolo». Luca Miotti, fratello di Davide, parla dal centro dei soccorsi di Canazei dove attende ancora notizie. «Interpelliamo le istituzioni per darci delle risposte. A oggi non riusciamo a capire se fosse stato emanato un bollettino il giorno prima, anche se leggiamo che qualcuno aveva già segnalato lo scorrere dell'acqua sotto il ghiacciaio» spiega. Si sapeva che ci sarebbero state temperature molto elevate che potevano compromettere l'escursione. «Mio fratello con il gruppo è partito al mattino con la temperatura bassa - si sfoga Luca Miotti - e sono stati centrati dalla slavina, era sufficiente magari informare il giorno precedente sull'ipotetico rischio. Noi abbiamo saputo dalle tv della sua morte quando nessuna delle istituzioni ci avevano contattato. Ringrazio i giornalisti che hanno fatto i funerali a mio fratello: ma lui è tra i dispersi» conclude. Anche la sorella di Erica Campagnaro, compagna di vita e di cordata di Davide Miotti, nei barlumi di lucidità cerca di ragionare: «Perché nessuno ha fatto un avviso sabato, che c'era l'acqua che scorreva sotto il ghiacciaio? Perché non hanno fermato le persone? Perché le hanno lasciate andare? Se c'è una responsabilità andremo fino in fondo» conclude.

E aspetta notizie, aspetta anche lei di riconoscere qualche resto trovato fra i detriti.

Commenti