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Anche Gori firma i referendum. E la sinistra ora è spaccata

Il primo cittadino si schiera: "Per una giustizia giusta". Nel Pd i lettiani attaccano Bettini: ansia da prestazione

Anche Gori firma i referendum. E la sinistra ora è spaccata

Anche a sinistra. Dopo Goffredo Bettini, ecco Giorgio Gori. I referendum sulla giustizia, promossi dalla strana coppia Lega - Partito radicale, sparigliano i giochi della politica. «Anch'io - scrive il sindaco del Comuen di Bergamo - firmerò quelli su carcerazione preventiva, legge Severino e separazione delle carriere». Nessuna contraddizione, a quanto pare. Anzi. «Li appoggia anche la Lega? - prosegue Gori - Bene. Dopo la legge Cartabia avanti per una giustizia giusta, che rispetti le persone». Insomma, le idee giuste non hanno colore. È quello che dice Bettini, il grande teorico dell'alleanza fra Pd e 5 Stelle: «Se ci sono ora forti differenze sul tema della giustizia fra me e i 5 Stelle avremo modo di confrontarci. Con lealtà ma senza sconti».

Così i consensi crescono in modo trasversale. Si fanno avanti Gianni Pittella, l'europarlamentare Giuseppe Ferrandino, l'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, la cui assoluzione ha segnato una svolta, spingendo Luigi Di Maio a scrivere una clamorosa lettera di scuse sul tema della gogna facile.

Anche il mondo renziano è in fermento. Il leader di Italia viva si è presentato nelle scorse settimane a un banchetto dei Radicali per mettere il suo nome sotto la richiesta di consultazione popolare su un tema così incandescente. Ma Renzi va anche oltre, spiegando con episodi e aneddoti come sia maturata questa scelta: «David Ermini - va all'attacco l'ex premier parlando dal Principe di Piemonte di Viareggio - è il vicepresidente del Csm. Ed è stato eletto vicepresidente del Csm attraverso quelle cene di Palamara, Ferri, Lotti & co che oggi contesta. Io non dico certo che è reato. Ma dico che è ipocrita scagliarsi contro un sistema quando quel sistema ti ha eletto. Nessuno può dirmi che non è vero: io c'ero».

Renzi punge e assesta una spallata al sistema che scricchiola. Gli scandali. Il disorientamento dell'opinione pubblica e i tentativi di riforma. L'orientamento ortodosso della sinistra è che sia in atto una manovra per strumentalizzare se non far deragliare i progetti varati dal guardasigilli Marta Cartabia. È la posizione espressa all'Adnkronos da Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione giustizia della Camera: «Considero sbagliato l'obiettivo che ha individuato Bettini per soddisfare quella che è una sua ansia da prestazione».

E ancora: «Se vogliamo parlare di diritti e di garantismo, sono convinto che la riforma Cartabia valga venti volte più dei quesiti referendari ed è molto più utile. La riforma è un enorme passo in avanti sul piano dell'efficienza, della tutela dei diritti e delle garanzie».

In realtà molto esperti sottolineano che sì, la legge Cartabia è un passo in avanti, ma i grandi nodi non vengono sciolti e dunque i referendum servono per allargare il cantiere legislativo, non per una rivalsa della politica nei confronti della magistratura.

Il segretario del Pd Enrico Letta cerca di disinnescare le polemiche: «Io non firmo i referendum ma il Pd non è una caserma». Insomma, avanti senza ordini di scuderia e sempre più in ordine sparso.

Si aspetta e si attendono nuovi smarcamenti nel campo del Pd. Dopo decenni di adesione acritica al verbo delle procure, un filo di riflessione in più non guasta.

E potrebbe far cambiare uno spartito che è sempre uguale da troppo tempo.

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