Anche l'Eni pensa al "doppio conto". Impossibile azzerare gli acquisti ora

Borrell costretto ad ammettere: nell'Ue non c'è unanimità sulla decisione di chiudere con i prodotti energetici russi

Anche l'Eni pensa al "doppio conto". Impossibile azzerare gli acquisti ora

Per l'Eni, e quindi per l'Italia, la «prova del gas» sarà tra poco meno di un mese. Ma il Cane a sei zampe, che al momento ci rifornisce ancora di gas dalla Russia, è appeso alla Commissione europea e alle decisioni (chiare) che prenderà sulle sanzioni e sulla definizione dei pagamenti: cosa è lecito fare o meno precisamente ancora non è stato deciso. Per questo, secondo fonti vicine alla vicenda, l'Eni guidata da Claudio Descalzi starebbe comunque preparando l'apertura di un doppio conto bancario per saldare le fatture a Gazprom qualora fossero emesse in euro. In base alle attuali norme e alle regole contrattuali che prevedono i pagamenti in euro, sarebbe lesivo per la società non pagare una fattura presentata nella valuta europea. Il mancato pagamento a fronte di prestazioni avvenute sarebbe una violazione contrattuale con inevitabili conseguenze sia nei rapporti con il fornitore, sia con le altre parti coinvolte nella fornitura finale del gas. Non è invece previsto - in base alle regole contrattuali - il pagamento di fatture emesse direttamente in valuta russa. Ma questo non dovrebbe avvenire. Qual è allora il problema? La Commissione europea deve mettere nero su bianco se sia lecito o meno saldare una fattura in euro e poi che questi soldi, attraverso un secondo conto, vengano convertiti in rubli secondo la volontà espressa dal presidente russo Vladimir Putin.

Non fa chiarezza, al momento, la dichiarazione del portavoce della Commissione Eric Mamer secondo cui «se il contratto stipulato prevede che i pagamenti vengano fatti in euro o in dollari e il pagamento avviene in rubli, non stiamo più parlando del contratto stipulato ma di un aggiramento delle sanzioni». Non si fa infatti riferimento alla liceità del meccanismo del doppio pagamento. Meglio ancora, la Commissione dovrebbe fare chiarezza - al di là delle sfumature e degli escamotage tecnici - sulla portata reale delle proprie sanzioni verso la Russia.

In merito, i ministri dell'Energia dell'Unione europea si incontreranno lunedì per discutere la situazione, che ha lasciato gli Stati membri divisi. Parlando in un briefing giovedì, un alto funzionario dell'Ue ha affermato che se gli acquirenti dell'Ue dichiarassero che i loro pagamenti per il gas sono stati completati una volta effettuato il pagamento in euro e prima che venga convertito in rubli, le sanzioni sarebbero state rispettate. L'Europa va quindi verso sanzioni formali? Così parrebbe visto che quelle sostanziali sarebbero un pericoloso boomerang per l'economia. L'Italia dipende da Mosca per 29 miliardi di metri cubi, ovvero il 40% del gas totale che importa. Tra l'altro, sempre ieri l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, in una conferenza stampa a Santiago del Cile ha detto che «le sanzioni continueranno e i loro effetti si sentiranno. Già si fanno sentire.

Ma quanto alla decisione di interrompere drasticamente l'acquisto del petrolio e del gas russi non c'è ancora la necessaria unanimità degli Stati membri». Intanto ieri è stata una giornata in altalena per il prezzo del gas in Europa. Ad Amsterdam il prezzo si è attestato a 100,14 euro (-6,8%) al Mwh, dopo aver toccato un minimo di giornata a 97 euro.

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