Tokyo 2020

Antonella Super italiana. La sua marcia d'oro con il mantello tricolore

Palmisano: una gara perfetta e il finale corso con la bandiera per festeggiare anche il compleanno

Antonella Super italiana. La sua marcia d'oro con il mantello tricolore

Diceva una grande poetessa americana che la bellezza non ha causa: esiste. Sarà senz'altro così, dopo una giornata olimpica dove l'atletica italiana reduce dalle zero medaglie di Rio, senza inseguirla davvero questa bellezza l'ha vista apparire. Nel parco di Sapporo, sulla pista di Tokio.

Bella sveglia, magnifica serata. Ha cominciato Antonella Palmisano, portando in testa il colorato fiore di feltro ricamato dalla madre, prima nella 20 chilometri di marcia, nel nome delle tre chiese più importanti della sua vita: quella dei fachiri che marciano con qualsiasi tempo. Campioni vedri che sembrano eroi fuori tempo in mezzo a gente che corre; quella della Puglia, ancora una volta, perché la nostra fiamma gialla viene da Mottola, lei la torre nascosta, quella di chi sa festeggiare il compleanno facendosi regali veri da solo.

Ieri compiva trent'anni questa fiamma gialla che giocava a pallavolo ma si è convertita alla fatica, alla danza su tacco e punta, quando ha incontrato Tommaso Gentile. Leonessa romantica e spericolata che nel 2010 vinceva la coppa del mondo juniores e due anni dopo, andando a cercare nuovi orizzonti nella scuola benedetta del brigadiere capo Patrizio Parcesepe, lavorando duro sui tre sentieri che le Fiamme Gialle mettono a disposizione dei campioni è diventata quella che ha finito a braccia alzate ieri in Giappone. La stessa isola di Stano che abbiamo visto trionfare sulla 20, il posto dove Antonella , appassionata di arti grafiche, ha costruito il capolavoro di Sapporo. Brava anche a sentirsi leggera pur essendo una delle poche speranze vere della nostra atletica in Giappone. Aveva titoli, primati. Quinta ai mondiali di Pechino del 2015, quarta alle Olimpiadi brasiliane l'anno dopo, bronzo mondiale a Londra e all'europeo di Berlino nel 2018, quando si è sposata col marciatore Lorenzo Dessi. Per non far stare in pena chi crede in lei ha camminato sempre in testa nel parco Odori. Dominatrice per 20 chilometri a 34 gradi, con l'umidità superiore all'80 per cento che ha fatto diventare inferno quel tratto largo di strada, almeno fino a quando gli angeli olimpici le hanno aperto le porte e le dicevano di sorridere mentre perdeva la bandiera tricolore che si era messa sulla schiena passando accanto all'emporio con il simbolo del grande creativo che ha vestito la più fortunata delle spedizioni olimpiche italiane.

Dietro di lei una colombiana e la cinese Hong Liu, l'ultima rimasta in battaglia nella squadra del maestro italiano Sandro Damilano.

Diceva bene la chiromante che legge negli astri quando le ricordava che il 6 agosto è proprio la giornata degli avvenimenti unici. Certo lei aveva già vissuto momenti di gloria, passando, però, come tanti dell'atletica, soprattutto marciatori, nelle infermerie per problemi alle tibie, perché anche se pesa soltanto 49 chili, distribuiti sui 168 centimetri d'altezza, se non ti fermi mai, fai record in pista, su strada, gareggi ovunque, è chiaro che il corpo si ribella.

Prima medaglia d'oro per una marciatrice italiana, perché nella storia sul podio olimpico, erano andate soltanto la Perrone, con l'argento del 1996, ed Elisa Rigaudo vincitrice del bronzo a Pechino nel 2008.

Con la sua marcia trionfale i puzzapiedi, come li chiamava Brera, amandoli moltissimo, adesso la santa chiesa della fatica francescana è arrivata a 10 ori, gli ultimi due nati sui circuiti infernali del brigadiere Patrick nell'isola delle Fiamme Gialle di Parrinello oggi e del presidente Gola ieri.

Bellissimo vedere la Palmisano accarezzare il suo fiore di feltro mentre lord Sebastian Coe le offriva i fiori della vittoria, omaggio del presidente dell'atletica mondiale che era volato a Sapporo per far sapere che lui prova affetto per i marciatori, anche se poi alle prossime Olimpiadi il Cio e la TV hanno deciso di ammettere ancora una sola gara femminile, nel mistero della mezza strada fra la 20 e la 50 abolita in questa edizione per la disperazione della nostra Giorgi, ieri penultima in lacrime al traguardo, certo più infelice della Trapletti (13^) soldato di Magenta che si è battuta benissimo nel suo personale cinema Paradiso nell'Hokkaido.

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