Coronavirus

Anziani, fragili e contagiosi. Le case di riposo sono bombe

Casi da Nord a Sud. E a Codogno scoppia un nuovo focolaio. Zaia: "Lo ricorderemo come il virus degli ospizi"

Anziani, fragili e contagiosi. Le case di riposo sono bombe

Roma - Case di riposo: una bomba epidemiologica. Sei nuovi casi a Codogno dopo la riapertura della zona rossa. Trentotto gli anziani deceduti nella Rsa, Residenza sanitaria assistenziale, di Lodi a marzo contro i quattro morti nello stesso periodo nel 2019. Cinquantuno i medici deceduti. L'ultima vittima è Santino Forzari, medico del novarese, volontario e direttore delle Rsa di Morno e Pogno. Numeri da far paura. «Abbiamo sei positivi in più - dichiara il sindaco di Codogno Francesco Passerini -. Nelle ultime giornate eravamo fermi a 268 casi. Segno che i divieti introdotti con la zona rossa avevano funzionato». «Il Covid-19 - interviene il governatore del Veneto Luca Zaia - purtroppo verrà ricordato come il virus delle case di riposo perché colpisce le persone più deboli. Ed è una situazione comune in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia». Non solo. Da Nord a Sud sono proprio i residence per la terza età i focolai più estesi e difficili da isolare. Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia le regioni più colpite dopo la Lombardia. Un caso per tutti, il carnevale di Fondi. A febbraio 40 anziani partecipano alla festa: tutti positivi. Un'epidemia tanto da mettere in quarantena l'intero comune pontino. A Roma la situazione è sempre più difficile. Dopo gli istituti religiosi, in due strutture sono stati registrati il 30 per cento dei casi positivi al nuovo coronavirus.

Le Asl adesso puntano a gestire direttamente le case di riposo. Parola d'ordine: isolare il cluster. Troppo tardi? A Nerola la casa per la terza età Santissima Maria Immacolata conta ben 56 casi positivi al Covid-19 su 66 anziani e 16 casi fra i 40 operatori. Una catastrofe tanto da evacuare interamente la palazzina, dichiarare il piccolo comune sulla via Salaria «zona rossa» e mettere in quarantena tutti i suoi abitanti. Nessuno entra o esce dai confini guardati a vista da militari e forze dell'ordine. Qui la prima vittima della settimana seguita da un uomo di 82 anni, con patologie pregresse, nella casa di riposo Giovanni XXIII di via Galeffi, gestita dalla Fondazione Sorelle della Carità, a Vallerano. «Vista la gravità della situazione e linsufficienza dell'azione messa in campo dalla proprietà della casa di riposo, la Asl Roma 2 è subentrata nella gestione sanitaria» spiega Alessio D'Amato, assessore regionale alla Sanità.

Ieri sui 199 nuovi casi in tutto il Lazio 68 casi, un terzo del totale, sono riferibili alle case di riposo. «Situazioni sulle quali mantenere altissima l'attenzione» conclude l'assessore D'Amato. Insomma, se il trend generale è in calo, almeno a Roma e provincia, non si può dire lo stesso per quanto riguarda gli alloggi per gli anziani. Giovedì l'annuncio dall'Unità di crisi Covid-19 della Regione Lazio: «Controlli a tappeto su tutte le strutture residenziali socio-sanitarie». Restano senza controllo i clochard, migliaia solo nella capitale, per lo più anziani, malati e fortemente a rischio contagio. In Trentino altri 18 anziani sono deceduti solo ieri (11 donne e sette uomini) su 74 vittime in totale. «Sono tanti i decessi all'interno della Rsa - dice il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti -, se ne vanno i nostri nonni». Una guerra. A Lambrate, Milano, «Residenza Anni Azzurri», su 23 decessi 14 sono positivi, 44 infetti, 42 in isolamento. Tra Garessio e Mondovì, Cuneo, tre morti fra gli 88 e i 96 anni.

A Bucine, Arezzo, 22 anziani (un 92enne morto) e 8 sanitari positivi.

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