Apertura di Berlusconi: "Sul Rosatellum 2.0 siamo pronti a trattare"

La nuova bozza piace a Fi perché penalizza i 5 Stelle e non obbliga al listone con la Lega

Apertura di Berlusconi: "Sul Rosatellum 2.0 siamo pronti a trattare"

Il sì di Silvio Berlusconi fa salire le chances di vittoria del Rosatellum bis, l'ultimo modello di legge elettorale proposto dal Pd. Con l'appoggio di Forza Italia e della Lega (mentre Fdi lo respinge), potrà contare su circa 400 voti a Montecitorio. Ci sarebbero anche gli alfaniani di Ap, conquistati dalla bassa soglia al 3 per cento. E il nuovo centro ideato dal Cavaliere, con Enrico Costa.
Oggi il relatore dem Emanuele Fiano presenterà in commissione Affari costituzionali alla Camera un testo non blindato, ma migliorabile, e solo allora Fi renderà ufficiale la sua disponibilità. Per ora è «con riserva», anche per verificare la vera volontà di Matteo Renzi. E per dimostrare che il partito vuole superare il Consultellum e dare al Paese una nuova legge elettorale. In casa azzurra preferiscono chiamarlo «Rosatellum 2.0», per sottolinearne la novità.
Il via libera alla proposta dem arriva dopo un lungo pranzo, nella villa di Arcore, preparato però da trattative dietro le quinte. Il leader azzurro è attorno al tavolo con i due capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani e i suoi principali consiglieri, di cui Gianni Letta è più scettico e Niccolò Ghedini più convinto. I cinque valutano e soppesano pro e contro del sistema: una «mediazione» tra Tedeschellum e primo Rosatellum che, tutto sommato, piace. Soprattutto perché aumenta la quota proporzionale, dal 50 al 63 per cento e diminuisce quella maggioritaria al 37.
«Passa il concetto di coalizione - spiega uno dei protagonisti dell'incontro-, come fattore positivo in politica, mentre finora Matteo Renzi ha insistito sulla lista. In Sicilia vinceremo perché abbiamo allargato l'alleanza più possibile. E così dovrà essere alle Politiche, visto che il centrodestra unito gode di ottima salute. Nel testo prevale per 2 terzi il sistema proporzionale e la quota maggioritaria la vediamo come il dazio che si deve pagare per ottenere la nuova legge».
I motivi della chiusura «positiva» del confronto, come la definiscono ad Arcore, sono diversi. Sul fronte esterno, questo è il sistema che più penalizza il M5s, vero avversario alle prossime elezioni, come ha ripetuto più volte Berlusconi. La chiusura di Grillo e dei suoi ad ogni alleanza penalizza molto il movimento e per Fi il fatto è molto positivo.
Sul fronte interno alla coalizione, ci sono più vantaggi che dubbi. Il testo non spinge come il Consultellum verso la lista unica, che al Cavaliere proprio non piace perché lo legherebbe troppo a Matteo Salvini per scelte future. Spinge, invece, per le coalizioni, necessarie nei collegi uninominali dove ci sarà una scheda invece di due. Non richiede l'indicazione del candidato premier e così allontana sfide di leadership e proposte di primarie. Consente di avere un listino bloccato, con circa 50 posti, che all'ex premier servirebbe anche per lanciare volti nuovi della società civile.


Certo, Berlusconi sa che nel partito grida vittoria l'ala del Nord filosalviniana, che fa capo al governatore ligure Giovanni Toti, perché in quelle regioni Salvini avrebbe un ruolo centrale, mentre il fronte del Sud è convinto che «il nuovo testo del Pd penalizza gli azzurri nelle regioni centro-meridionali, tranne Sicilia e Puglia». Ma, dopo la bocciatura del «lodo Brunetta» (norma transitoria per rinviare alle elezioni post 2018 il nodo sul Trentino Alto Adige), ad Arcore si è convinti che dal Rosatellum 2.0 possa ripartire il confronto.

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