F erma intenzione di riconquistarla. Nessuna intenzione di perderla. È il Berlusconi-proposito per la Liguria, Regione non solo da corteggiare per i dispiaceri e le amarezze che l'hanno ferita, ma che merita attenzione e premure che solo il centrodestra può offrirle.
Avventure in elicottero. Per atterrare su un nuovo progetto. E farlo decollare dal palco del teatro della Gioventù a Genova. Il progetto di un grande Partito repubblicano che coaguli tutte le forze dell'Italia moderata che rifiutano di intrupparsi nel corteo della sinistra. È il sogno di un Silvio Berlusconi, rinato a nuova vita dopo la liberazione dalla morsa giudiziaria non proprio tenera nei suoi confronti. Sono le 11.45 quando fa il suo ingresso nel salone di via Cesarea che non riesce a contenere l'entusiasmo del popolo azzurro. L'occasione di sostenere il candidato del centrodestra Giovanni Toti nella corsa a governatore della Liguria è decisamente ghiotta, con i sondaggi che lo danno testa a testa con la Pd Raffaella Paita. Il tempo di mettersi davanti al microfono e Berlusconi sciorina la grinta di sempre: «Oggi l'Italia è un Paese a democrazia sospesa. Abbiamo subito quattro colpi di Stato in 20 anni, siamo al terzo governo non eletto dal popolo e a capo c'è un signore che non è stato votato neanche per sedere in Parlamento dato che ha preso 108mila voti da sindaco di Firenze, ha vinto le primarie per la guida del Pd e da lì si è catapultato a Palazzo Chigi. E ora che è al governo impone i provvedimenti con un'autorità e una violenza mai viste». Interrotto più volte dagli applausi di sostegno Berlusconi affonda la sua verve affilata su temi a lui cari e che gli sono costati caro: «Da ordine dello Stato la magistratura si è fatta potere, anzi contropotere che sottomette gli altri due poteri. Non voglio parlare dei fatti miei e di questi 21 anni passati a difendermi, a preparare le 3mila udienze confezionate a mio carico, ma è evidente che, oggi più che mai, serve una riforma profonda della giustizia perché la magistratura ha una quasi totale impunità». Secondo l'ex premier «non dobbiamo e non dovete più sprecare alcun voto. Noi italiani dobbiamo finalmente imparare a votare. E dal 1948 che ci lasciamo portare dalla simpatia. Dobbiamo stare tutti uniti in una grande forza: diamo vita al Partito repubblicano. Il sogno che inseguo è far guardare agli italiani l'esempio degli Usa dove repubblicani e democratici si contrastano, ma nessun cittadino ha e avrà mai qualcosa da temere da questa alternanza di potere. Noi moderati dobbiamo votare per un grande partito unico del centrodestra per dimostrare anche in queste Regionali la nostra esistenza».
Conclusione con un fastidioso incidente. Lasciando il microfono Berlusconi è inciampato in un predellino sul palco. Prontamente rialzatosi l'ex premier ha stemperato con una battuta: «Colpa della sinistra». La candidata del Pd ha risposto inviando un mazzo di calle e rose bianche con un biglietto: «Siamo innocenti, noi lo sgambetto vogliamo farvelo il 31 maggio. Un sorriso, Lella». Per maggior tranquillità Berlusconi è stato visitato da un ortopedico all'hotel Bristol. «Alla Paita manderò dei fiori - ha replicato il Cavaliere - l'1 o il 2 giugno quando sarà molto delusa dal voto». All'uscita anche una battuta della compagna di Berlusconi, Francesca Pascale che, parlando della situazione in Fi, ha detto: «Il partito non è mai stato diviso, chi si è sentito fuori è perché non condivide i programmi di Berlusconi». Poi il pranzo con candidati e imprenditori al ristorante Europa, in Galleria Mazzini, nel cuore di Genova.
Il menu: carciofo ripieno, polpo con patate, trofie al pesto senza aglio, ricciola al forno e frutta fresca. Nei calici, ovviamente, Pigato. In serata, a Rapallo, siparietti con la gente e selfie con i bambini. A uno il Cav ha pure fatto le corna sulla testa. Infine a Paraggi dal figlio Piersilvio e cena a Portofino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.