Aprilia, è giallo sulla morte: "Non c'è stato un pestaggio"

L'autopsia stabilirà le cause del decesso del nordafricano La difesa dei «giustizieri»: non lo abbiamo ucciso noi

Aprilia, è giallo sulla morte: "Non c'è stato un pestaggio"

Sarebbe stato ucciso dalle conseguenze di un unico calcio in faccia Hady Zitaouni, il pregiudicato marocchino di 43 anni morto dopo essere stato inseguito da due italiani, denunciati per omicidio preterintenzionale. È quello che sembra emergere dai primi risultati dell'autopsia. Intanto, ad Aprilia la gente si divide. «Non ce la facciamo più. Siamo assediati da marocchini, romeni, albanesi. Il ladro morto schiantato? Pace all'anima sua».

Campo di Carne, periferia sud della cittadina. Gli avventori del bar Tomei, di fronte alla stazione ferroviaria, sono esasperati. I commenti sulla tragica morte di Hady Zitaouni pregiudicato marocchino, sono duri. «Non siamo razzisti ma non tolleriamo più ladri e spacciatori. È il momento di reagire». L'avranno pensata così anche i tre italiani che sabato notte hanno seguito la Renault Megane con a bordo i due stranieri che si aggiravano fra le auto in sosta tra via Guardapasso e il lungo caseggiato di via Edoardo De Filippo.

Sono le 2 del mattino. Massimo Riccio, autista dell'Atac e Giovanni Trupo, guardia giurata, sono con le loro famiglie. Questa la loro versione. Hanno passato la serata in pizzeria e stanno godendosi il fresco sotto casa. A un certo punto spunta un'auto con targa straniera. Va a folle velocità e per poco non investe dei bambini. Il gruppetto cerca di fermarla, di capire chi sono gli occupanti e, soprattutto, cosa vogliono. Per tutta risposta quelli fuggono. Chiamano il 112 e, per non perderli, si mettono all'inseguimento. La guardia giurata di 43 anni, l'autista Atac, 46 anni, i due «giustizieri» poi denunciati per omicidio preterintenzionale, salgono su una Mercedes classe A e si lanciano in direzione della Megane. Con loro un terzo personaggio. Superato il lungo stradone che porta a via dei Giardini arrivano sulla Nettunense. I ladri davanti, i tre incollati dietro. A un certo punto, all'altezza della stazione ferroviaria Campo di Carne, il guidatore della Megane tenta l'impossibile per seminare gli inseguitori. Prova a girare, contromano, su una traversa, via della Rimembranza. Ma sbanda e si schianta contro il marciapiede. L'uomo alla guida fugge, il passeggero, Hady, scende, probabilmente ferito. Poco più in là le telecamere esterne del bar riprendono la scena. Sono fondamentali per il procuratore aggiunto Giuseppe Miliano. Dalla Mercedes scendono i due uomini mentre il terzo entra nello spiazzo. Quello che succede accanto alla Megane lo dovranno ricostruire i carabinieri con testimonianze e confessioni. L'obiettivo riprende ancora i tre che si avvicinano alla Mercedes bianca, uno ha in mano una pistola. È la guardia giurata? Se così, cosa ci faceva, fuori servizio e in pizzeria, con l'arma in dotazione? Un altro è al telefono. I tre non scappano, aspettano l'arrivo dell'ambulanza.

«Non lo abbiamo pestato a morte» giurano. «Non lo hanno toccato - spiega Andrea Indovino, legale assieme a Federico Savo di Riccio - Sono rimasti in contatto per tutto il percorso con i carabinieri. Quando si sono fermati e hanno visto lo straniero a terra hanno chiamato il 118. Non sono affatto fuggiti. È una tragedia». I militari, quando arrivano sulla Nettunense, prendono a verbale uno dei due denunciati. L'altro si presenterà in caserma la mattina stessa. «Non abbiamo picchiato nessuno» la loro difesa. Intanto nella Megane sequestrata i militari hanno rinvenuto uno zainetto con arnesi da scasso.

«Attendiamo il risultato definitivo dell'esame autoptico - sottolinea il colonnello Emanuele Vitagliano, comandante del comando provinciale dei carabinieri di Latina -, a questo punto fondamentale per stabilire le cause della morte del cittadino straniero».

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