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"Aprire un confronto...". È scontro sulla legalizzazione della cannabis

È scontro nella maggioranza riguardo la legalizzazione della cannabis, dopo la sentenza di Arezzo. "Bisogna aprire un confronto" per il ministro della gioventù, Fabiana Dadone. Forti le proteste della Lega e di Forza Italia

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Le polemiche e le divisioni nel governo dopo la legge Zan, lo ius soli e il voto ai sedicenni sembrano proprio non volersi acquietare. Ora, la causa è la legalizzazione della cannabis.

L'origine dello scontro nasce dalla sentenza del tribunale di Arezzo nei confronti di Walter De Benetto. L'uomo è affetto da 33 anni da artrite reumatoide e ne lenisce i dolori attraverso l'uso di cannabis, coltivata nella sua abitazione. Nel 2019, però, è stato denunciato ai carabinieri. La sentenza del gip, pronunciata il 27 aprile, è stata "assolto" in quanto "il fatto non sussiste". Ciò significa che per i giudici toscani, qualora lo scopo sia l'uso terapeutico, non è un reato coltivare marijuana nel proprio giardino di casa.

I 5 Stelle e il Pd

Nonostante si tratti semplicemente di una sentenza di primo grado, che non fa legge, dai banchi dei 5 stelle si levano gridano festanti. Capofila, ovviamente, il ministro della Gioventù, Fabiana Dadone la quale afferma: "È un giorno storico. Mi sento di festeggiare la sentenza e lo faccio con un test antidroga del capello". E poi aggiunge: "Serve necessariamente aprire un confronto. Evidentemente c'è un problema di accesso a tutti quelli che hanno bisogno della cannabis terapeutica". La grillina ha chiosato ribadendo che con questa sentenza c'è "una vittoria in termini di diritti". Sembra che il ministro abbia finalmente ritrovato la voce dopo il periodo di silenzio causato dallo scandalo sessuale del figlio di Grillo, capo del suo partito. Già, proprio lei che l'8 marzo, Festa della Donna, è stata così attenta a pubblicare una foto con delle scarpe rosse, con i piedi rigorosamente sul tavolo, in quell'occasione non aveva trovato le parole per solidarizzare con la presunta vittima di stupro.

Non è la sola dei pentastellati ad esultare, anche il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Eugenio Saitta, crede che questa sia una sentenza storica in quanto aprirà la strada al cambio di legge per permettere la produzione di cannabis a fini terapeutici "anche ai privati e di semplificare la burocrazia".

Anche il Partito Democratico, come immaginabile, si è schierato favorevolmente ad una sentenza simile. Il membro della commissione Giustizia Walter Verini ritiene che il giudizio di ieri sia fondamentale in quanto "stabilisce un principio fondamentale: il diritto del malato a curarsi anche attraverso l'uso di cannabis". "La sentenza - continua il deputato Pd - può inoltre contribuire ad accelerare in commissione Giustizia alla Camera il dibattito sul tema della legalizzazione".

Il pensiero del centrodestra

Idee e ragionamenti che non piacciono minimamente all'ala destra della maggioranza. Dalla Lega il senatore pagano richiama alla funzione del governo di cui tutti loro fanno parte ossia "un governo di unità nazionale" perciò "la ministra deve darsi una calmata" e "i temi divisivi vanno messi nel cassetto". Dello stesso avviso anche il collega Morrone: "È da irresponsabile utilizzare quella sentenza come un grimaldello per aprire la strada alla legalizzazione della cannabis".

Caustico il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: "La strada della legalizzazione non ci sarà mai.

Ci sarà presto, invece, la strada del ritorno a casa della Dadone".

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