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Aquadrome, il progetto scandalo: buco nell'acqua da 500mila euro

La società del Comune di Roma doveva costruire un impianto dalle macerie del velodromo storico. Ma in sei anni di gestione Mancini ha prodotto solo sprechi: e ora lui è finito in cella

Una immagine di Riccardo Mancini, ex amministratore delegato dell'Ente Eur
Una immagine di Riccardo Mancini, ex amministratore delegato dell'Ente Eur

C'era una volta «il velodromo più bello del mondo», come lo descrisse il Corriere dello Sport nel ‘60, quando fu inaugurato, all'Eur, l'impianto per le Olimpiadi. Con milletrecento cariche di tritolo, nel 2008, il velodromo di Roma si è trasformato invece in una nuvola di polvere e detriti (da cui scaturì un'inchiesta per diffusione di amianto nell'aria). Bisognava lasciare spazio ad un nuovo sfavillante, grandioso, magnificente (dal verbo: magnare) progetto: una «Città dell'acqua e del benessere», con strutture sportive, un acquatic center, ristoranti, bar, uffici, residenze, un albergo, un centro commerciale, un polo medico per la riabilitazione sportiva, asili nido, una ludoteca, parcheggi pubblici da 38mila metri quadri. «Abbiamo messo in campo per il futuro di Roma opere importanti» spiegò l'allora sindaco Walter Veltroni, che puntava a realizzare tutto per i Mondiali di nuoto del 2009. Obiettivo naufragato, anche se il progetto è stato portato avanti anche sotto il successivo sindaco, Gianni Alemanno, con una modifica però del progetto iniziale, causa insormontabili problemi di sostenibilità finanziaria. Cambio di destinazione d'uso, non più acquacenter ma 10mila mq «ad uso residenziale», più un «ampio parco e servizi pubblici». Sempre, però, e ancora adesso, ad occuparsene è Eur Spa, la partecipata del Comune di Roma il cui dominus, l'ex ad Riccardo Mancini, vecchio amico dell'ex Nar Massimo Carminati detto «il Cecato», è finito agli arresti nella retata di «Mondo di mezzo». Già presidente, Mancini, anche di Aquadrome, la società controllata da Eur Spa che doveva realizzare appunto il grande progetto della «Città dell'acqua e del benessere» sulle ceneri dell'ex velodromo.

Un nome azzeccato, Aquadrome, finora solo per un aspetto: la società fa davvero acqua. Facciamolo dire al bilancio 2013 di Eur Spa, dove si legge: «La società Aquadrome Srl, creata per l'operazione di valorizzazione delle aree ex Velodromo Olimpico, al 31 dicembre 2013 risulta ancora non operativa, in attesa del completamento dell'iter burocratico descritto nella presente relazione. Il periodo in esame si chiude, pertanto, con una perdita pari ad euro 526mila, riconducibile principalmente agli oneri finanziari maturati ed ai costi fissi di gestione». Ecco, i costi fissi di gestione ci sono, il resto no. Neppure gli impiegati ci sono: «La società non ha personale dipendente alla data del 31 dicembre 2013». E allora che costi fissi ha? Ci sono i costi per la manutenzione ordinaria, 37mila euro, la revisione legale del bilancio obbligatoria (24mila euro), I «costi per servizi di terzi e consulenze» pari ad euro 49mila, quindi 9mila euro per collaboratori a progetto. E poi, naturalmente, le remunerazioni dei vertici. Perché le partecipate superano le leggi della geometria euclidea e inventano poligoni con vertici ma senza basi. Aziende con amministratori ma senza addetti, appunto. E quindi ecco i 52mila euro per i compensi del Collegio sindacale (il cui ex presidente, Antonio Mastrapasqua, già presidente dell'Inps, contava proprio qui in Aquadrome la sua quindicesima poltrona), il Comitato di vigilanza (12mila euro) e i compensi del Consiglio di amministrazione (6mila euro). Solo mille euro a testa per i consiglieri, 2mila per il presidente Pierluigi Borghini? Perché siedono anche nel Cda di Eur Spa, dove invece la paga è all'altezza del loro curriculum: 220mila euro per l'amministratore delegato Gianluca Lo Presti, 86mila per il presidente. E sempre gli stessi nomi si ritrovano tra gli organi societari delle altre controllate di Eur Spa: Roma Convention Group Spa, Eur Tel, Eur Power (di cui è stato presidente Mancini), Marco Polo Spa (di cui è stato consigliere Mancini). Scatole cinesi, dentro a cui ci sono scatole vuote (di dipendenti), e ancora «non operative» come la Aquadrome. Finora, l'unica opera è stata la demolizione, col tritolo, dell'ex Velodromo.

Per la serie: partecipate che fanno acqua.

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