Roma - È uno schiaffo pesante e doloroso ai danni dei terremotati aquilani quello contenuto nello Sblocca Italia, approvato alla Camera e in procinto di passare al Senato. Una misura contenuta in un emendamento che sta facendo scattare il passaparola e l'indignazione dei comitati cittadini, gli stessi che alcuni anni fa misero in scena la cosiddetta «protesta delle carriole» e oggi sono pronti a mobilitarsi contro l'amministrazione comunale guidata dal Pd.
La premessa, necessaria a comprendere la vicenda, va ricercata nell'atto di citazione del viceprocuratore della Corte dei Conti Roberto Leoni nei confronti del sindaco, Massimo Cialente, di due assessori e una dirigente del Comune, chiamati il 16 dicembre prossimo dalla Procura regionale della magistratura contabile a rispondere di un presunto danno erariale da 11 milioni e 871 mila euro, legato alla mancata riscossione dei canoni di compartecipazione tra gli inquilini del progetto C.a.s.e. e Map, ovvero le new town costruite a tempo di record dopo il sisma.
Il danno erariale si riferisce agli importi per le forniture di energia elettrica, metano e acqua per gli edifici provvisori post-sisma, e ai canoni di locazione. Ebbene nello Sblocca-Italia è stato inserito dal Pd - a firma di 4 parlamentari abruzzesi ma non aquilani: Antonio Castricone, Maria Amato, Vittoria D'Incecco, Tommaso Ginoble - una norma che farà ricadere oneri impropri sui cittadini. L'emendamento recita, infatti, che «tutti gli assegnatari di alloggi del procetto Case e MAP sono tenuti al pagamento del canone concessorio stabilito dai comuni e a sostenere le spese per la manutenzione ordinaria. Per la gestione della complessa situazione emergenziale delineatasi a seguito degli eventi sismici è consentito ai comuni di ripartire i consumi rilevati per ogni edificio, anche per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria, secondo le superfici lorde coperte dagli alloggi».
In sostanza si punta con un metodo di contabilizzazione ad hoc dei consumi a recuperare la mancata riscossione passata. I terremotati aquilani rischiano di pagare le utenze non secondo gli effettivi consumi, come avviene per tutti i cittadini italiani, bensì secondo una ripartizione sulla base dei metri quadrati dei rispettivi alloggi e dei giorni di occupazione degli stessi, (fatta coincidere non con l'occupazione reale ma con l'assegnazione degli stessi). Rislutato facilmente prevedibile: un forte aggravio delle bollette.
C'è un altro punto dell'emendamento, poi, che sta suscitando dubbi e malumori. La classe dirigente locale, dal marzo 2012, ha fortemente voluto la cessazione del sistema emergenziale così da gestire direttamente la ricostruzione.
Il problema è che la manutenzione ordinaria dei fabbricati provvisori è stata deficitaria (nonostante un disciplinare di manutenzione consegnato dalla Protezione Civile Nazionale), con conseguente deperimento delle strutture. Quello stesso emendamento ora potrebbe consentire di utilizzare i fondi destinati alla ricostruzione - 250 milioni nello Sblocca Italia - per la manutenzione straordinaria degli edifici.
Una «deviazione» che rischia di provocare un ulteriore rallentamento nella restituzione delle abitazioni, crollate nell'aprile 2009, agli aquilani. Naturalmente ci sarebbe la possibilità di correggere l'emendamento al Senato. Ma l'approvazione a colpi di fiducia renderà impossibile ogni modifica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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