"Armi al popolo per difendere il chavismo"

Il presidente filocubano annuncia la svolta violenta del regime: "Basta elezioni"

"Armi al popolo per difendere il chavismo"

Se in Venezuela nessuno esce più dopo le sei di sera perché in media ogni 18 minuti viene commesso un omicidio, il presidente Nicolás Maduro - inventore di una nuova versione del socialismo bolivariano, il «miserialismo» (che non s'ispira alle gesta di Simón Bolívar bensì ai Miserabili di Victor Hugo visto che da ieri il paese sudamericano guida il Misery Index della John Hopkins University) - ha già pronta la soluzione.

«Distribuiremo armi segrete e 20mila mitragliatrici al pueblo dei quartieri poveri e delle campagne per difendere la revolución!», ha infatti tuonato Maduro l'altroieri mentre sfilava «contro l'imperialismo statunitense» su un trabiccolo degno della «corsa più pazza del mondo», con al suo fianco un viceministro dell'esercito cubano e tra le mani un vetusto fucile automatico calibro 7.62.

E mentre gli abitanti dei ranchitos, così si chiamano qui le baraccopoli, s'interrogano adesso sulla natura delle armi segrete, inorridisce chi sa bene che di armi in circolazione in Venezuela ce ne sono già sin troppe. Basti pensare al Guarataro, quartiere popolare di Caracas dove ai tempi d'oro il chavismo arrivava all'80% di gradimento - oggi è al 30% e dove per spostarsi bisogna avvisare del proprio passaggio le tre gang criminali che controllano attualmente quel territorio. È così ovunque sulle alture che circondano la capitale dove secondo l'OVV, l'Osservatorio Venezuelano sulla Violenza, sono ormai 138 gli omicidi l'anno ogni 100mila abitanti, numeri degni della Medellin di Pablo Escobar.

La colpa di tutti i mali, tuttavia, a sentire i chavisti è sempre e solo dell'imperialismo statunitense per difendersi dal quale, ieri sera, Diosdato Cabello - il numero due del regime accusato di essere un narcotrafficante dalla giustizia di New York - ha chiarito che «qui non ci saranno più elezioni, ci sarà solo rivoluzione!». Una scusa bella e buona visti tutti i sondaggi che danno Maduro sotto il 25%. E come se fosse colpa di Obama, prima ancora dei Bush e da domani di Trump (il chavismo governa dal 1999) se oggi la Polizia bolivariana ruba più dei ladri, se Caracas è la città più violenta al mondo, se l'inflazione sfiora il 1000% e si prevede raggiunga quota 2500% entro fine 2017 e se il salario è la metà di quello della Cuba castrista. Per Cabello e per alias Masburro - così chiamano sempre più frequentemente i venezuelani il loro presidente, con un gioco di parole che in italiano significa «più asino» - la colpa, persino quella di un prossimo autogolpe dittatoriale del chavismo - è e sarà sempre dell'odiato Impero yankee.

Che si ostina però a comprare ancor oggi circa la metà del petrolio venezuelano consentendo alla Citgo la raffineria di proprietà del regime con sede in Texas di far fare il pieno agli statunitensi nelle oltre 6mila stazioni di servizio che il «miserialismo» chavista gestisce negli Usa. Miracoli della geopolitica.

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