Cronache

Arrestato per furto il rom che razziava Ermes Mattielli

Sorpreso ancora a rubare uno dei due nomadi che avevano preso di mira il rottamaio vicentino. Ma il giudice ha optato per l'obbligo di dimora

Arrestato per furto il rom che razziava Ermes Mattielli

Marino SmiderleErmes Mattielli si starà rumorosamente rivoltando nella tomba. Quella tomba in cui è finito nel novembre scorso, dopo essere stato condannato a 5 anni e 4 mesi, oltre a 135 mila euro di risarcimento danni, per aver sparato a due nomadi sorpresi a rubare nel suo deposito di materiali ad Arsiero (Vicenza).

«Negli ultimi tre anni avrò subito venti furti - dichiarò il rigattiere nel giugno del 2006, all'indomani di quel tentato furto subìto che gli costerà la condanna per tentato omicidio -. Non ce la facevo più, quando li ho visti stavolta ho reagito. Mi hanno aggredito e ho sparato. Mi dispiace per quei due giovani, non sono cattivo, uno che vuol farsi giustizia da solo, ho reagito d'istinto. Spero che non succeda quello che temo: che loro saranno protetti, e io finirò in un mare di guai».Una profezia piuttosto facile: Mattielli è finito in un mare di guai. E alla fine è morto. Cris Caris, oggi trentunenne, e il complice Blue Helt, hanno invece superato il trauma piuttosto bene. Al punto che ieri uno dei due, Caris, è stato sorpreso dai carabinieri di Valdagno in piena attività, cioè in flagranza di reato. Che reato? Il solito: furto. Stavolta in una baita di Nogarole (Vicenza) che pensava di ripulire con l'aiuto del padre, Enzo Caris, 56 anni. Un'esclusiva di famiglia. Nella baita i due cercavano le stesse cose che pensavano di rubare anche a casa di Mattielli: attrezzi, strumenti di lavoro.

I residenti della zona si sono però insospettiti e hanno avvertito i carabinieri: «C'è una Panda con due individui loschi in giro per la vallata». Non c'è voluto molto a seguirli e a pizzicarli con le mani nel sacco: padre e figlio sono stati bloccati mentre cercavano di filarsela dalla baita con una motofalciatrice. Nella Panda c'erano arnesi da scasso, grimaldelli, un piccone, torce elettriche e guanti in gomma. Rispetto alla missione nel magazzino di Mattielli, stavolta non c'è stato bisogno di sparare. Dieci anni fa i due nomadi furono colpiti da 15 proiettili, 9 dei quali finirono nel corpo di Cris Caris. Entrambi se la cavarono e, per quel che riguarda gli sviluppi giudiziari, non ci volle molto per passare dalla parte della ragione, o quasi. Il cattivo, per la giustizia italiana, è stato il rozzo rigattiere intento a difendere la sua «roba» (poca roba e pure vecchia, per la verità) da dei giovani che sbagliano. Negli Stati Uniti neanche avrebbero istruito il processo, in Italia la condanna è stata inevitabile. Stavolta, però, no. Stavolta sono stati presi. In flagranza di reato. Stavolta la galera non gliela leva nessuno. La rivincita postuma di Mattielli? Piano, siamo in Italia. Il pm aveva coraggiosamente chiesto la custodia cautelare in carcere ma il giudice ha optato per l'obbligo di dimora nel comune di Santorso. Per un nomade come Caris, in attesa di 135 mila euro di risarcimento danni, potrebbe suonare come una durissima condanna. Per Mattielli, che non trova pace neanche nella tomba, suona invece come l'ennesima beffa, stavolta postuma.

«Loro saranno protetti e io finirò in un mare di guai», ribadisce il rigattiere dall'aldilà.

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