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Arriva il mese del salasso fiscale All'Erario due milioni al minuto

L'allarme della Cgia: tra il 16 e il 30 novembre lo Stato incasserà oltre 53 miliardi. Colpa di Irap, Irpef e Ires

Arriva il mese del salasso fiscale All'Erario due milioni al minuto

Roma Tra il 15 novembre prossimo e la fine del mese, l'Erario incasserà 2 milioni di euro al minuto. Questo, oltre a essere il mese in cui si commemorano i «morti» è anche il mese delle tasse. Nella seconda metà, il Fisco incasserà 53,5 miliardi di euro: l'11% del gettito annuo.

I 53,5 miliardi arriveranno sottoforma di versamento Iva, acconti Irpef, Irap, Ires, addizionali Irpef e ritenute d'imposta. A pagarli saranno sia i lavoratori autonomi sia quelli dipendenti. A ricordare le imminenti scadenze per i contribuenti italiani è la Cgia di Mestre, il cui ufficio studi ha stimato lo sforzo fiscale dei contribuenti a novembre. In Italia il gettito tributario (imposte, tasse e tributi) supera i 480 miliardi di euro l'anno. Questa imponente massa monetaria affluisce nelle casse dell'erario secondo precise scadenze fiscali che si concentrano prevalentemente tra novembre/dicembre e i mesi estivi di giugno, luglio e agosto. L'imposta più onerosa da onorare il mese prossimo sarà l'Iva: autonomi e imprese verseranno nelle casse dello Stato 12,3 miliardi di euro. Le società di capitali (Spa, Srl, Società cooperative, etc.), inoltre, pagheranno l'acconto Ires che ammonterà a 11,8 miliardi, mentre i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, «daranno» al fisco le ritenute per un importo di 10,4 miliardi di euro. Anche l'acconto Irap sarà di tutto rispetto e costerà alle aziende ben 8,4 miliardi di euro, mentre l'acconto Irpef imporrà ai lavoratori autonomi un esborso di 8 miliardi di euro.

Insomma, per aziende e partite Iva questi sono giorni da freddo nelle ossa. Non solo per la stagione. I più disperati stanno passando in giorni in banca, molti sono costretti a chiedere prestiti e ridiscutere fidi. Qualcuno, soprattutto quelli che sono «imprenditori» solo perché non li assumono, sentono il passo della carestia. I commercianti e gli artigiani maledicono gli studi di settore, quelli che raccontano una realtà burocratica molto diversa da quella reale. Questo è il mese dove lo Stato bussa alle porte, dove le promesse sono debiti, dove la crisi è una cicatrice ancora aperta e la speranza è ancora un buco nero in fondo al tram. Questo accade mentre Renzi continua a dire in ogni luogo che la tempesta è finita e il brutto è alle spalle e soprattutto che la legge di Stabilità del governo ha tagliato il peso del fisco. Sarà, ma per adesso si paga e il conto resta alto. Ecco allora quanto e cosa c'è da pagare.

La Cgia fa notare come anche il peso dei costi indiretti legati al pagamento delle tasse ormai abbia assunto dimensioni molto preoccupanti: «A causa di un sistema fiscale ancora troppo frammentato - segnala Paolo Zabeo coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia - nel nostro Paese sono necessari ben 34 giorni lavorativi per pagare le tasse. In altre parole, tra le code agli sportelli, il tempo perso dai commercialista o per compilare moduli, registri e scartoffie varie, le imprese italiane impiegano 269 ore all'anno per onorare gli impegni con il fisco. Una via crucis che condividiamo con i portoghesi, mentre in tutti gli altri paesi dell'Eurozona la situazione è meno pesante». Sì, perché oltre al danno c'è la beffa.

Non solo paghi, ma perdi pure tempo, lavoro e denaro per pagare.

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