La nuova posizione della Germania sull'emergenza immigrazione spariglia le carte in vista del nuovo piano-quote sul tavolo della Commissione europea. L'apertura della cancelliera tedesca Angela Merkel ai profughi siriani e l'allineamento della Francia sulle stesse posizioni, non mettono però al riparo dalle prevedibili resistenze di alcuni Paesi di fronte all'ipotesi di aumentare le quote dei richiedenti asilo arrivati in Italia, Grecia e Ungheria da ridislocare nel resto della Ue. L'intesa al ribasso di luglio scorso aveva fissato il numero in appena 32mila, mentre ora la proposta della commissione - che il presidente Jean Claude Junker dovrebbe presentare domani al Parlamento Ue - oltre a portare il numero dei profughi da ricollocare a 160mila, fissa anche un sistema permanente e vincolante per la redistribuzione futura dei flussi in arrivo in caso di nuove crisi (basato su popolazione, pil, numero di rifugiati già ospitati e tasso di disoccupazione), oltre a dettare regole chiare e severe sui rimpatri e a stilare un elenco dei Paesi «sicuri» verso i quali rispedire quanti, sbarcati in Europa, non hanno diritto d'asilo. Un elenco che comprenderà le nazioni balcaniche ma non i Paesi del Maghreb, compresi Marocco e Tunisia.
Il nuovo piano non mette tutti d'accordo. Forti le resistenze della Spagna, delle repubbliche Baltiche e del blocco dell'Est: Polonia, Slovacchia e Ungheria. Ma proprio quest'ultima potrebbe cambiare posizione nonostante l'intransigenza del premier, Viktor Orban, che ieri ha ottenuto la testa del ministro della difesa Csaba Hende, cacciato per non aver completato il «muro antimigranti» al confine serbo. Orban, pur rivendicando l'importanza della difesa delle frontiere, apre al sistema delle quote, anche perché il nuovo piano Ue prevede di dargli una mano, ricollocando 54mila rifugiati attualmente in Ungheria. Una quota «a togliere» superiore a quella dell'Italia - 40mila ricollocamenti - e seconda solo alla Grecia (66.400). Ad accogliere i migranti dislocati dai «confini» europei saranno in buona parte Germania (31.433), Francia (24.031) e Spagna (14.931), col Paese iberico per nulla soddisfatto.
Intanto l'Italia replica alle ripetute accuse europee di non identificare i migranti. Il capo della Polizia Alessandro Pansa scrive all'Ue degli «enormi sforzi» fatti, e spiega che gli agenti hanno preso le impronte a 61.166 su 93.540 migranti entrati illegalmente quest'anno.
Per «fare di più», Pansa ipotizza nuove norme, che prevedano di poter trattenere fino a 30 giorni gli immigrati che non vogliono farsi prendere le impronte: in gran parte rifugiati eritrei e siriani, intenzionati a non restare in Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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