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Asset, garanzie e adesione di Kiev: l'Europa cerca di alzare la voce

Al consiglio (con Zelensky collegato) approda la bozza di accordo. Ma Orbán mina l'unanimità

Asset, garanzie e adesione di Kiev: l'Europa cerca di alzare la voce
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Ci sarà anche Zelensky, virtualmente, al Consiglio europeo con cui domani e dopodomani i capi di Stato di governo Ue puntano a rispondere al tono sfidante di Mosca, che ieri ha rispedito al mittente l'idea di una tregua natalizia in Ucraina. Zelensky sarà in video "per motivi logistici", riferiscono fonti Ue. Ma intanto un passo avanti sulle garanzie di sicurezza per Kiev c'è stato, sostiene il cancelliere tedesco riassumendo l'esito della due giorni di Berlino; con i principali leader Ue, inclusa la premier Meloni, è emersa la disponibilità degli Usa a dar luce verde a un simil-Articolo 5 della Nato. Secondo Merz, "potremmo assicurare una zona smilitarizzata tra le parti. E risponderemmo a eventuali aggressioni russe".

Insomma, l'Ue fa la sua mossa. E gioca su più fronti. Ieri, infatti, 8 Paesi Ue a Helsinki hanno deciso di difendere il fianco orientale dell'Europa (e della Nato). Priorità "immediata" per baltici e nordici. "La Russia è una minaccia oggi, domani e nel prossimo futuro per l'intera Europa", ha dichiarato il premier finlandese Orpo al Vertice che ha riunito i leader di Bulgaria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Svezia. Ma anche altri Paesi evocano lo sviluppo di sistemi di difesa europei contro i droni, il cosiddetto muro. Un piano su cui tutti quasi investiranno massicciamente, ha dichiarato ieri il premier polacco Tusk alla riunione del fianco est Nato. "Stiamo parlando di miliardi di spese".

D'altronde, dopo aver detto nei giorni scorsi che la pax americana è finita, anche il cancelliere Merz prova a spingere sul Consiglio per accrescere le difese Ue: ibride, terra e cielo. Dopo la notte in cui Trump parlerà alla nazione, i 27 dovranno pure decidere se infrangere il tabù del ricorso agli asset russi congelati per finanziare il prestito di riparazione dell'Ucraina; vero nodo per la tenuta Ue agli occhi di Mosca. Immobilizzati dalle sanzioni, da pochi giorni sine die, quei beni sono considerati la sola opzione praticabile; l'altra, il prestito basato sul bilancio Ue, non ha margini. Servirebbe l'unanimità. Nasce intanto la commissione internazionale per il risarcimento dei danni di guerra all'Ucraina. Promossa dal Consiglio d'Europa, è stata adottata ieri a L'Aia. Il nuovo organismo dovrà quantificare i danni dell'invasione ed esaminare le richieste di risarcimento sulla base del registro che conta già oltre 86 mila segnalazioni. "Passo storico", ha detto il segretario del Consiglio d'Europa, Alain Berset, l'organizzazione nata per promuovere democrazia, diritti e identità culturale del Vecchio Continente. Il fondo verrà istituito nel 2026 e potrebbe esser finanziato anche con gli asset russi. Pure la Commissione europea, il governo continentale guidato da von der Leyen, ha firmato. Secondo Ursula, "un messaggio chiarissimo", pietra miliare negli sforzi collettivi per garantire al popolo ucraino responsabilità e giustizia.

E, ha spiegato ieri la Danimarca, che detiene la presidenza di turno Ue, "stiamo ancora portando avanti la procedura di allargamento con l'Ucraina, e per questo la scorsa settimana ci siamo recati a Leopoli". Resta il gelo del premier magiaro Orbán: no all'allargamento. "Ci ripensi", l'appello della ministra degli Affari Europei di Copenaghen.

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