Assolto e infangato: nuova persecuzione su Ruby

Assolto e infangato: nuova persecuzione su Ruby

Milano Depurate da alcune asprezze verbali, dal punto di vista di Silvio Berlusconi, le motivazioni della sentenza depositata ieri nel processo d'appello a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti - imputati nel filone parallelo del caso Ruby, il cosiddetto Ruby 2 - potrebbero non essere considerate negativamente. Perché è ben vero che i giudici della Corte d'appello vanno giù pesanti sulle feste del «bunga bunga», «quello imperniato sulle serate di Arcore e sui rapporti tra giovani donne e Silvio Berlusconi era un sistema prostitutivo». Però poi motivano la assoluzione di Emilio Fede da una delle accuse spiegando che il giornalista, quando portò ad Arcore Kharima el Mahroug, non si ricordava che era minorenne. Quindi non poteva averlo detto a Berlusconi. E poiché Fede era l'unico a poter avere avvisato il Cavaliere della vera età della ragazza, questo dettaglio risulta benaugurante per l'udienza che attende Berlusconi in Cassazione il prossimo 10 marzo, quando la sua assoluzione affronterà il vaglio della Suprema Corte. Nessuno ad Arcore, né Fede né tantomeno Berlusconi, sapeva che Ruby aveva diciassette anni. E questo fa cadere il reato di prostituzione minorile.

Ma se le motivazioni depositate ieri sembrano poter chiudere definitivamente i guai per l'ex premier nel filone principale del processo Ruby, quello per l'allegra gestione delle serate, ben diverso è l'impatto che possono avere sul fronte ancora aperto, e foriero di guai ben maggiori: il processo Ruby ter, che vede Berlusconi indagato per corruzione in atti giudiziari, accusato di avere comprato il silenzio delle ragazze chiamate a testimoniare in tribunale. È una inchiesta resa delicata da un dato oggettivo: i pagamenti periodici, ammessi sia da Berlusconi sia dalle destinatarie, di rilevanti somme di denaro alle cosiddette Olgettine. Il Cavaliere ha sempre sostenuto di avere voluto così aiutare ragazze che avevano avuto la loro immagine pubblica rovinata dall'esplodere dello scandalo. Ma nella sentenza di ieri non si scrive solo che «Kharima el Mahroug aveva trovato il modo di realizzare il suo sogno di vivere nel lusso svolgendo l'attività di prostituta o di escort» e «non si capisce perché non avrebbe dovuto perpetrarla anche nelle serate di Arcore»; ma si aggiunge che oltre ai soldi in cambio dei rapporti sessuali, «successivamente ella ha cominciato a concordare e ottenere rilevanti somme di denaro per garantire il proprio silenzio a favore del presidente». La sentenza parla esplicitamente di «inquinamento probatorio operato in difesa di Berlusconi (...). Berlusconi ha poi cominciato a pagare le persone che avrebbero dovuto testimoniare, prima tra tutte Ruby». L'incontro del 15 gennaio 2011 tra i difensori di Berlusconi e le ragazze perquisite il giorno prima su ordine di Ilda Boccassini «è stato organizzato dal presidente in funzione del loro prevedibile futuro ruolo di testimoni; l'elargizione continuativa di tanto denaro proprio a quelle persone non può essere spiegata con la solita generosità di Berlusconi (...) tali somme non costituiscono in realtà il risarcimento per i danni asseritamente patiti ma sono il prezzo della prostituzione prima e del silenzio in dibattimento poi». Parole che suonano come una sentenza di condanna anticipata, e contro le quali decide di intervenire il legale di Berlusconi, Federico Cecconi, che parla di «ricostruzione opinabile sotto molteplici profili» e ribadisce che gli aiuti alle ragazze erano «del tutto sconnessi dalle indagini in corso».

Il 10 marzo è atteso il giudizio di terzo grado, e dunque definitivo, sulla vicenda. Anche le motivazioni del Ruby bis (a carico di Fede, Minetti e Mora) riconoscono che nessuno sapeva della minore età di Ruby

È il terzo atto. Berlusconi andrà alla sbarra per corruzione in atti giudiziari. I pm sostengono pagasse le ragazze per le loro testimonianze.

Per la difesa i fondi erano un aiuto a persone in difficoltà

Silvio Berlusconi viene assolto in Appello dalle accuse di prostituzione minorile e concussione. Il verdetto ribalta totalmente il giudizio di primo grado che aveva visto la condanna a 7 anni

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