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AstraZeneca, adesso fuori i colpevoli

Le sparate dei virologi, le giravolte dell'Aifa e il caos Open Day. Anche Palù ammette: "Non c'è mai stato un divieto". Ora però il Cts corre ai ripari: perché non lo si è fatto prima?

AstraZeneca, adesso fuori i colpevoli

Quando lo scorso aprile è arrivata la circolare dell'Aifa che raccomandava l'uso dei vaccini a vettore virale (cioè AstraZeneca e Johnson&Johnson) per le persone con più di 60 anni, il governatore Luca Zaia ha preso una decisione: "Quel vaccino si sarà fatto solo a chi ha più di 60 anni, salvo diversa anamnesi del medico". E così gli Open Day vennero banditi dalla Regione Veneto. Una scelta anche condivisa con il generale Francesco Paolo Figliuolo. "Se resta questa l'indicazione - gli spiegò quando lo incontrò lo scorso 13 maggio - finiti gli over 60, i vaccini a vettore virale rischiano di finire su un binario morto". Al tempo la notizia era passata quasi sotto traccia ma ora che una 18enne è morta e un’altra donna di 34 anni è in rianimazione dopo essere stata operata al cervello per una trombosi, il tema torna fuori con prepotenza e le domande che sorgono spontanee sono: perché nonostante le raccomandazioni si è continuato a somministrare AstraZeneca alle donne sotto i sessanta? Chi ha preso questa decisione? E soprattutto: qualcuno pagherà per questo errore?

Si è sempre parlato di trombosi rare. "Pochissimi casi", lo hanno ripetuto in tutte le salse. A inizio aprile Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, lo considerava "tra i più sicuri al mondo". Non solo. Spiegando che "i casi di trombofilia sono infinitesimali" e che comunque "non esiste un vaccino sicuro per tutti al 100 per cento", in una intervista a SkyTg24, non si faceva alcun problema a dire che lo avrebbe consigliato "alle donne giovani, senza dubbio". Ovviamente era in buona compagnia. In quegli stessi giorni Massimo Galli, primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, la pensava esattamente allo stesso modo. "Queste situazioni possiamo chiamarle rumore di fondo - spiegava a L'aria che tira - quello che purtroppo è riservato all’umanità ogni santo giorno, perché ogni santo giorno c'è chi muore di infarto o di trombosi cerebrale o di tumore o in seguito a un incidente d'auto". Qualche settimana dopo, nonostante la decisione dell'Aifa, confermava la propria posizione: "Quel vaccino è meno pericoloso di una Tac". Il punto vero è che su AstraZeneca si è detto tutto e il contrario di tutto. Anche l'Aifa non è stata così chiara limitandosi a fare una raccomandazione "in via preferenziale" mentre le agenzie del farmaco degli altri Paesi europei prendevano decisioni più nette.

Oggi a piangere Camilla è tutto il Paese ma i fari sono puntati sulla Liguria una delle tante regioni in cui sono stati organizzati gli Open Day per le vaccinazioni di massa. "La possibilità di usare AstraZeneca per tutti su base volontaria non è un'invenzione delle Regioni o di qualche dottor Stranamore - ha denunciato il governatore Giovanni Toti su Facebook - è un suggerimento che arriva dai massimi organi tecnico-scientifici per aumentare il volume di vaccinazioni, e quindi evitare più morti". E infatti, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso 3 maggio, Giorgio Palù, presidente dell'agenzia del farmaco italiana nonché membro del Comitato tecnico scientifico, diceva chiaramente che chi ha meno di 60 anni può ricevere AstraZeneca: "Non c'è mai stato un divieto. L'agenzia europea Ema non ha posto restrizioni per età mentre Aifa ha solo dato un'indicazione per uso preferenziale agli over 60. Il suggerimento è stato interpretato come regola, ma non è così".

"AstraZeneca ha cambiato almeno cinque volte in tre mesi la sua destinazione - ha commentato Toti - solo sotto i 50 anni, poi sospeso, poi solo sopra i 60, poi per tutti". Adesso, come anticipato dall'agenzia LaPresse, il Cts sta elaborando un nuovo parere tecnico sulla somministrazione del siero fermo restando che la competenza sui vaccini rimane alla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Probabilmente ci sarà l'ennesimo cambio di rotta. Resta, però, da capire per quale motivo, per quanto le trombosi siano un evento raro, si sia comunque deciso di far correre dei rischi agli under 60. Non mancavano certo vaccini alternativi con cui sostituire le dosi di AstraZeneca. Zaia, per esempio, ha spiegato al Corriere della Sera, di aver accantonato 140mila fiale per le seconde dosi perché comunque è "un vaccino che funziona e dà un'ottima risposta anticorpale". Le soluzioni per non correre rischi, dunque, c'erano. Perché non sono state seguite? C'era davvero bisogno di correre così, soprattutto sulla fascia più giovane che ha meno possibilità di contrarre il Covid-19 o comunque di morirci, quando ormai i casi erano in netta diminuzione?

Ora che le "rare trombosi" hanno un nome e cognome chiaro, servono risposte chiare perché non si ripetano in futuro questi errori.

E male non farebbe, almeno una volta ogni tanto, sapere chi sono i colpevoli di questa gestione azzardata.

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