AstraZeneca taglia il 10%. La protesta delle Regioni. E 500mila dosi non usate

L'ira dei governatori per la riduzione. Dai dati ufficiali: mezzo milione di fiale inutilizzate

AstraZeneca taglia il 10%. La protesta delle Regioni. E 500mila dosi non usate

Il «pasticciaccio» di Astrazeneca si complica. Gli ostacoli sulla strada del vaccino sul quale l'Europa e dunque l'Italia avevano puntato di più invece di diminuire aumentano. Ieri sul tavolo del confronto tra regioni al primo punto il taglio del 10,6 per cento delle dosi annunciato dall'azienda come al solito sul filo del traguardo che ha provocato la rabbia dei governatori. «Una situazione insostenibile», denuncia il governatore della Lombardia, Attilio Fontana.

Impossibile pianificare una campagna vaccinale, organizzando le prenotazioni scandendo le categorie prioritarie se non si sa quante dosi si avranno a disposizione, dicono i responsabili. Rimostranza indiscutibile. Ma ci sono dei conti che non tornano.

Ieri alle 15 dal Report del governo risultavano 4.692.460 dosi consegnate alle regioni e 3.408.682 somministrate ovvero il 72.6 per cento. Attenzione: 1.325.543 persone hanno già ricevuto la seconda dose. Quindi ieri alle 15 1.283.778 dosi risultavano consegnate ma non ancora utilizzate. Non solo di queste quasi mezzo milione, 468mila, è targato Astrazeneca e non era ancora stato utilizzato.

Qui si conferma un sospetto che oramai è diventato una certezza. Molte persone rifiutano Astrazeneca e chiedono invece Pfizer o Moderna considerate più efficaci. I casi si moltiplicano dentro e fuori il nostro Paese. Occorre riconoscere che a questa diffidenza ha sicuramente contribuito una serie di informazioni sull'efficacia dell'antidoto in correlazione anche alle fasce d'età che ha disorientato. A Roma medici al di sotto dei 55 anni hanno rifiutato Astrazeneca ritenendo di essere trattati come medici di serie B nel confronto con i colleghi che avevano ricevuto Pfizer. Anche la consapevolezza che l'immunità dopo la prima dose è inferiore al 50 per cento e raggiunge l'82 dopo il richiamo, che per essere efficace va ripetuto dopo 12 settimane, ha alimentato lo scetticismo. Ingiustificato ma purtroppo sostenuto da decisioni che sono apparse contraddittorie. L'Agenzia del farmaco prima ha dato il via libera under 55 poi ha alzato la soglia a 65 come in Germania. Ma anche a Berlino le somministrazioni di questo vaccino sono in frenata tanto che due giorni fa il ministro della Sanità, Jens Spahn, ha dovuto ribadire che la profilassi Astrazeneca è efficace come le altre.

Insomma la campagna vaccinale sta rallentando per diversi motivi: diffidenza e difficoltà organizzative ora che si deve passare a vaccinare forze dell'ordine ed operatori scolastici. E le priorità variano da regione a regione.

E poi la questione delle dosi. Ieri ne sarebbero dovute arrivare 560mila e invece ne sono arrivate 60mila in meno. «Ci è stata comunicata una riduzione di 9 mila dosi del vaccino Astrazeneca per le prossime consegne e questa è una brutta notizia», avverte l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato.

Tagliati i rifornimenti anche per l'Emilia Romagna, circa 5 mila dosi in meno.

Astrazeneca replica confermando che entro il primo trimestre di quest'anno fornirà i 4,2 milioni di dosi promessi. E che al momento è già superato il milione di fiale consegnate.

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