«Abbiamo vinto la battaglia», è l'annuncio della premier neozelandese Jacinda Ardern orgogliosa per la sconfitta del virus. E anche l'Australia canta vittoria. I due paesi dall'altro capo del mondo, con governi di tendenze opposte, sono riusciti nell'impresa con chiusure draconiane anticipate, collaborazione massima fra il centro e la periferia e una voce sola a livello scientifico. «Non esiste una trasmissione diffusa e non rilevata del virus in Nuova Zelanda», ha dichiarato ieri la leder progressista, Jacinda Ardern. I numeri le danno ragione: cinque settimane di totale confinamento hanno permesso di fermare i contagi a soli 1.469 casi e appena 19 morti. Il basso numero di abitanti, 5 milioni, e la conformazione stessa dell'arcipelago facile da isolare dal mondo esterno hanno aiutato a sconfiggere il virus. Situazione simile in Australia con una popolazione di 25 milioni abitanti che registra 6.714 casi accertati e 83 morti. All'inizio i contagiati raddoppiavano ogni tre giorni facendo temere, secondo le proiezioni, 153mila infetti per Pasqua.
Al contrario per l'Australia e la Nuova Zelanda l'incubo è alle spalle. In Oceania hanno puntato non solo all'appiattimento della curva dei contagi, ma ad azzerare la trasmissione sradicando, di fatto, il virus. Il New York Times spiega che il successo dei due paesi, rispetto agli Usa e al grosso delle nazioni europee, è stato nella tempestività della risposta alla minaccia. L'Australia ha registrato il primo caso il 25 gennaio e la Nuova Zelanda il 28 febbraio. Il conservatore Scott Morrison, premier australiano, ha dichiarato la pandemia due settimane prima dell'Organizzazione mondiale della sanità. E affidato la comunicazione alle radio vicine al suo partito per convincere la popolazione a misure di contenimento estreme. Anche la Nuova Zelanda ha reagito in poche settimane chiudendo tutto e bloccando i confini in maniera ermetica. «Dobbiamo combattere duramente e presto», aveva annunciato la premier Ardern. Entrambi i paesi hanno seguito l'esempio di Taiwan e della Corea del Sud, ma soprattutto si sono affidati a un selezionato gruppo di esperti azzerando polemiche e opinioni ufficiali difformi. La premier progressista neozeolandese ha preferito la comunicazione tramite diretta su Facebook, ma i messaggi erano sempre chiari, semplici e non lasciavano spazi a interpretazioni. Da ieri alcune aziende, ristoranti che offrono pasti da asporto e istituti scolastici hanno potuto riaprire, più o meno come in Italia, ma i numeri del contagio, anche in proporzione alla popolazione, sono assai più bassi.
Un milione di australiani ha scaricato ieri, in poche ore, la app che dovrà preservarli da ulteriori contagi. In Nuova Zelanda, Michael Baker, uno degli esperti più autorevoli, insiste con il governo non solo per la soppressione del virus, ma per l'eliminazione totale prima del vaccino.
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