A vedere la Macchina di Santa Rosa sfilare per le vie di Viterbo ci sono i big del centrodestra o di quel che rimane: il vicepremier leghista Matteo Salvini, il presidente del Parlamento europeo e numero due di Forza Italia Antonio Tajani e la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Ma è un altro l'incontro atteso per capire le sorti della coalizione, soprattutto in vista delle amministrative, e quello ancora non ha una data.
Silvio Berlusconi, rientrato ad Arcore dalla Sardegna, dovrebbe vedere in settimana Salvini, presente anche Tajani, ma il ministro dell'Interno in questi giorni è impegnato e il vicepresidente azzurro domani e giovedì sarà a Bruxelles. Così rimane il week-end o se ne parlerà la prossima settimana.
Agli azzurri, la smentita della Lega sul nuovo partito unico del centrodestra appare come la conferma che le voci erano state messe in giro solo per sondare gli umori. Fi ha risposto col silenzio, ribadendo che ognuno deve mantenere la propria identità e il discorso si è subito chiuso. Adesso, però, si aspetta la mossa di Salvini.
La partita è complessiva, perché solo un accordo per le prossime regionali può tenere in vita il centrodestra. Se invece la Lega deciderà di correre da sola, come ha già minacciato in Abruzzo, la morte sarà accertata. Ogni altra questione, come quella del candidato-presidente della Rai, rientra nello scenario che si delineerà.
Tajani si dice ottimista. «Alla fine - dice a Tgcom24 - si troverà un accordo nella coalizione. Al governo siamo su una posizione di opposizione, però siamo convinti che in Italia l'unica soluzione per risolvere i problemi si chiama centrodestra.
Un governo con Salvini, Berlusconi, Meloni e le altre forze della coalizione può dare una prospettiva al Paese. Il partito unico non serve al centrodestra. Sono convinto che alle amministrative si troverà un'intesa. Detto questo, alle europee andremo ognuno con il proprio simbolo».
Fi e Fdi incalzano Salvini perché dica una parola chiara e rompa il patto di governo con il M5s. Si valuta l'ipotesi di elezioni anticipate, che a Salvini converrebbero e i sondaggi fanno andare gli azzurri sulle montagne russe. Ieri gli orientamenti al voto di Swg sono stati un brutto colpo: Lega al 32,2, sopra il M5S (28,3), il Pd al 17,7, Fi solo al 6,9 e FdI al 4,1. «Ma a chi credere?», dicono gli azzurri, che invece avevano respirato pochi giorni fa, quando altri sondaggisti davano il partito tra l'11 e il 12%. E infatti, sempre ieri, Gpf Vox populi valutava il M5S sempre in testa al 31,1, la Lega al 30,8, Fi all'11,3, Fdi al 4,4, il Pd al 15,5. Dati che preoccupano soprattutto gli azzurri del Nord, dove il Carroccio è al 20-25% e Fi tra il 5 e il 6%. Nelle regioni settentrionali appare vitale mantenere il dialogo stretto con la Lega e qualcuno, pur di essere eletto, spinge verso il partito unico da sempre sostenuto dal governatore ligure Giovanni Toti.
Nel Sud, invece, dove il rapporto è capovolto (Lega al 3-4% e Fi al 17-20) si alzano i toni con Salvini, da Mara Carfagna che parla per la Campania, a Gianfranco Miccichè commissario in Sicilia, che contro il vicepremier ha lanciato un post durissimo nei giorni della nave Diciotti, fino al coordinatore della Puglia, Luigi Vitali, che dice: «Salvini, Tajani e Berlusconi si vedano e decidano se stiamo insieme oppure no. Non possiamo fare la parte del marito cornuto che aspetta la moglie a casa. Il nostro impegno è perché Salvini scopra le carte prima delle europee».
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