Magistratura

Babbo Renzi per il maxi appalto puntava sui big della Margherita

Un collaboratore del socio della famiglia ai pm: "Fu sollecitato a intercedere attraverso politici tra cui Marini e Fioroni"

Babbo Renzi per il maxi appalto puntava sui big della Margherita

Tra le anomalie dell'affaire Chil Post, la società svuotata e poi ceduta dal padre del premier, Tiziano Renzi, all'imprenditore genovese Mariano Massone (e poi fallita), non ci sono solo lo «strano» mutuo ottenuto dal babbo di Matteo e l'accusa di bancarotta fraudolenta per cui i due sono indagati. Ora salta fuori anche una presunta pressione politica. Protagonisti dell'ennesimo capitolo sono sempre Renzi senior e Massone, ma a raccontare questa vicenda ai pm, il 26 luglio 2014, è un ex collaboratore dell'imprenditore ligure, Filippo Fronterre.

L'uomo discute con i magistrati dei rapporti tra il suo ex datore di lavoro e Tiziano Renzi, sostenendo tra l'altro che Chil Post, anche dopo la cessione, fosse ancora «gestita finanziariamente» dalla moglie di Renzi senior, perché i conti correnti dell'azienda «erano accesi presso Rignano e gestiti dalla famiglia Renzi/Bovoli e non di certo dalla famiglia Massone/Gambino». Poi Fronterre mette a verbale che Massone gli avrebbe riferito che, nel 2009, «aveva sollecitato l'amico Renzi Tiziano a intercedere attraverso alcune figure politiche tra le quali l'ex ministro Fioroni e l'ex presidente del Senato Marini affinché la società Chil Post srl del Renzi potesse ottenere l'aggiudicazione del sub appalto della distribuzione delle Pagine Gialle». Se vi siano poi state le pressioni su Franco Marini e Giuseppe Fioroni che Massone avrebbe caldeggiato a Renzi non è dato sapere. Ma di certo la distribuzione delle Pagine Gialle è un business molto caro a Massone, che in passato vi si era già dedicato. Lo stesso Fronterre in un altro esposto racconta come l'«alleanza» tra le galassie societarie di Massone e Renzi aveva permesso, nel 2008, di realizzare affari per «oltre 12 milioni di euro, con nomi anche prestigiosi quali Tnt Post di Milano, per la distribuzione delle Pagine Gialle, a sua volta avute in appalto da Seat spa(...)».

Lo stesso Renzi, interrogato, accenna ai propri interessi per la distribuzione delle Pagine Gialle negli anni successivi al 2009, data del racconto de relato di Fronterre. Nel verbale dell'8 ottobre 2014 i pm fanno notare al babbo del premier che la Tnt (società che «subappaltava» la distribuzione degli elenchi) era cliente di Chil Post nel 2010 (anno in cui Renzi poi la «svuota» e la cede a Massone), mentre nel 2011 diventa cliente di Eventi6, società alla quale Renzi senior aveva ceduto il più lucroso ramo d'azienda della Chil Post. Renzi spiega: «Tnt Post Italia è passata integralmente a Eventi6 perché tale struttura aveva i requisiti tecnico finanziari per supportare le specifiche dettate dal committente Poste Italiane». Poi aggiunge che, comunque, Chil Promozioni (divenuta Eventi6) «aveva interesse a non apparire partner commerciale di Tnt perché volevamo tentare di accreditarci con Postel per la distribuzione di Pagine Gialle».

Oltre al «giallo» delle pressioni politiche, dalle carte vien fuori un altro link tra Massone e il cerchio magico di Renzi. Patrizio Donnini, spin doctor renziano e amico del premier, era in rapporti d'affari con Mirko Provenzano, collaboratore di Massone. Alla Direkta di Provenzano, Donnini, tramite le sue società Web&Press (che ha curato la campagna elettorale del premier, e che fu finanziata per 36mila euro dall'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi) e Soluzione Grafica, cede in affitto il free press renziano Il Reporter , per 250mila euro di finanziamento, erogato il 31 agosto 2012. Quattro mesi dopo, Direkta cede parte del credito del finanziamento (170mila euro) alla Eventi6 di Renzi. Ma quel credito è carta straccia: Donnini, a ottobre 2012, aveva sciolto Soluzione Grafica.

Chissà se il babbo di Matteo lo sapeva.

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