Guerra in Ucraina

Il balletto sui caccia: l'ok all'invio non c'è ma resta l'ipotesi per spaventare Putin

La visita a Londra non serve a sbloccare l'impasse sugli aerei da guerra. Wallace continua a non escluderli. Quasi finito l'addestramento per 30mila soldati

Il balletto sui caccia: l'ok all'invio non c'è ma resta l'ipotesi per spaventare Putin

Il ministro degli Esteri Tajani parla di impegno comune: per garantire l'indipendenza dell'Ucraina e il rispetto del diritto internazionale. Ma fino a che punto ci si potrà spingere, per difendere l'integrità del Paese est-europeo, resta difficile da decifrare. Ci si muove sul filo, e l'ingrediente principale per la resistenza, in vista di nuove azioni belliche russe, sta nelle «abilità» che già hanno i militari ucraini; capacità odierne alle quali se ne stanno aggiungendo di nuove (per quasi 30mila soldati) con l'addestramento in atto in Spagna e in Gran Bretagna, e in generale su suolo Ue. La britannica Royal Air Force avrebbe un pugno di jet Typhoon che potrebbero rientrare in una più ampia fornitura europea di caccia. Sono però prodotti con Berlino, Roma e Madrid, e gli Stati partner dovrebbero accettare la decisione di Londra, che ieri ha tirato il freno il mano.

È stato il ministro della Difesa Wallace - in missione a Roma - a negare un consenso immediato ai caccia: «Non dobbiamo necessariamente inviarli all'Ucraina». Certo: «Siamo arrivati ai carri armati». Londra non esclude nulla. Ma tra quel che Kiev chiede e ciò che l'Europa riesce e può dare c'è una bella differenziazione. Bisogna consultarsi francamente, come successo ieri a Villa Madama nel vertice Esteri-Difesa Italia-Uk. «Abbiamo individuato una serie di azioni», sintetizza Tajani. Stop.

Dei jet s'è parlato nella tappa di Zelensky alla Westminster Hall. Ma dopo le aperture del premier Sunak si è alzato un muro. L'idea che circola in alcuni spicchi della diplomazia Ue è di trasformare il paventato invio dei caccia (nel medio-lungo periodo) in mera azione deterrente agli occhi di Mosca, facendo desistere Putin dal lanciare attacchi. E intanto mandare altri tank e sistemi come lo scudo Samp/T; per fermare razzi anche balistici e droni, e col vantaggio d'aver bisogno di pochi soldati e funzionare con altri sistemi Nato.

Dare un accenno di via libera ai jet, per ora significa scongiurare l'intensificarsi della guerra. Tutti sperano che non ci si arrivi, e per questo Londra si dice «consapevole dei rischi di escalation» legati alla cessione di aerei combat. «Non abbiamo preso decisioni sui jet». Già deciso è invece l'invio di tank «Challenger 2 e armi a più lungo raggio», promessi da Sunak. Come da Parigi e Berlino. Gli ucraini riceveranno quindi per ora oltre 100 tank Leopard 1A5 da vari Paesi Ue. Missili, munizioni. E il «Mamba» italo-francese che può tracciare 100 obiettivi e intercettarne 10 simultaneamente.

Sunak, nel lavorio di sponda, ha però spiegato che l'addestramento della RAF agli ucraini non si limita a saper pilotare i Typhoon, ma a una gamma di «sofisticati velivoli da combattimento standard Nato». E c'è l'ipotesi dei Gripen di fabbricazione svedese; il «Grifone-killer» sviluppato proprio per abbattere i temuti Sukhoi di Mosca. Ma rispetto ai jet, evocati ieri a Bruxelles dalla presidente dell'Europarlamento Metsola, c'è anche il distinguo di Orban: «Sosteniamo un cessate il fuoco, l'Ungheria appartiene al campo della pace».

Zelensky sa che c'è chi si oppone. Per Kiev, meglio agire dietro le quinte. Per esempio, all'Eliseo. Il tavolo Macron-Scholz-Zelensky si è chiuso con una dichiarazione sibillina del N.1 ucraino: «Incontro potente e importante, lavoreremo al rafforzamento delle forniture militari». Ma pure Macron frena sui jet: «Prima le necessità immediate». Il consigliere della presidenza ucraina Andriy Yermak parla di «questione risolta». Biden ha detto No agli F-16. L'Ue è spaccata. Solo un sì Nato potrebbe dare una scossa. Nel mezzo dei fronti franco-tedesco e anglo-americano, l'Italia è un jolly. Progetti comuni con Londra e con Parigi. E 4 tipi di caccia fanno gola a Kiev: gli Eurofighter (ben 8, schierati in Romania per la sicurezza del fianco Est) e gli F35. Poi gli AMX (Ghibli) e i Tornado.

Quasi 300, nel complesso.

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