Milano No alle tribune per i cattivi maestri. Non ha lasciato indifferenti la notizia che una sala comunale di Milano sarà presto destinata a ospitare la ex brigatista Barbara Balzerani.
Non ha lasciato indifferenti soprattutto i familiari delle vittime del terrorismo. Come Lorenzo Conti, figlio di Lando, sindaco di Firenze che il 10 febbraio 1986 fu ucciso con 17 colpi di pistola mentre con la sua auto andava in Consiglio comunale. Un omicidio che fu rivendicato dalle Br e poi - politicamente - dalla stessa Balzerani nel corso di una delle vicende processuali che l'hanno vista coinvolta fino agli ergastoli, finiti di scontare nel 2011 dopo 5 anni di libertà condizionale, senza pentimenti. «O la magistratura inizierà a fare il suo dovere o finirà che prima o poi qualcuno si farà giustizia da solo» ha detto, esasperato, Conti, che l'anno scorso ha preso l'iniziativa dopo che la stessa Balzerani - fra l'altro in coincidenza coi 40 anni della strage di via Fani - aveva incredibilmente insolentito i familiari: «C'è una figura, la vittima - aveva detto - che è diventata un mestiere». «Io ho presentato una denuncia contro per diffamazione - ha detto Conti riferendosi proprio a quella frase - Non si sa che fine abbia fatto questa denuncia, forse sarà finita in qualche cassetto e lì rimane chiusa. Se questi sono i segnali che manda chi ci deve difendere, è chiaro che poi ci sia spazio per i brigatisti di presenziare a mostre, presentare libri e partecipare a conferenze, senza che questo crei scalpore». «C'è un'enorme carenza istituzionale della magistratura - ha aggiunto - che, in questi casi, non fa il lavoro per cui è pagata». Lorenzo Conti ha scritto anche al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, «per sapere che fine abbia fatto questa denuncia» e al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, «per chiedere la chiusura del Cpa di Firenze», centro sociale nel quale fu invitata a presentare il libro. «O la magistratura inizierà a fare il suo dovere - ha concluso - o finirà che prima o poi qualcuno si farà giustizia da solo».
«È talmente indegno quello che è accaduto che non riesco a trovare parole per commentarlo senza cadere nel volgare - ha detto Potito Perruggini, presidente dell'osservatorio Anni di piombo - Queste persone continuano a non comprendere la gravità di quello che hanno compiuto e quanto dolore hanno procurato. A volte penso che questa non sia libertà se comunque va a ledere il rispetto verso il popolo italiano oltre che di noi famigliari delle vittime». «Rimango basito ogni volta di fronte alla sfacciataggine, dimostrata con frasi inopportune e con un eccessivo protagonismo, degli ex terroristi» ha commentato anche Sandro Leonardi, figlio di Oreste, caposcorta di Moro. «Personaggi del genere non dovrebbero avere tribuna - ha commentato Roberto Della Rocca, dell'Associazione italiana vittime del terrorismo - le istituzioni pubbliche dovrebbero rifiutarsi».
«Ennesima vergogna: le vittime non contano nulla e la mancanza di rispetto rasenta il sadismo», accusa Mirko Schio presidente di Fervicredo, l'Associazione feriti e vittime della criminalità e del dovere, per il quale «si insiste pervicacemente a concedere a brigatisti senza scrupoli, senza pentimento e senza vergogna un microfono».
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