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Il banale Fedez qualunquista di sinistra

Si chiama Fedez e a quanto pare è un maestro del pensiero. Non bisogna stupirsi. È l'opinionista che fa più rumore. Fedez parla e c'è subito qualcuno che risponde. Fedez scandisce il dibattito pubblico.

Il banale Fedez qualunquista di sinistra

Si chiama Fedez e a quanto pare è un maestro del pensiero. Non bisogna stupirsi. È l'opinionista che fa più rumore. Fedez parla e c'è subito qualcuno che risponde. Fedez scandisce il dibattito pubblico. Fedez pesa di più di Enrico Letta. Fedez con l'indice puntato e ballerino dice: «Raga, ma chi cazzo ha concordato il Concordato? Voi avete concordato qualcosa?» e manca poco che il Papa gli risponda. Ci pensa però monsignor Galantino: «O non sa o è in male fede». Fedez incassa e ringrazia. È così che funziona la piazza politica al tempo della democrazia virtuale: tu sei chi ti risponde. Il resto è Draghi e si è vaccinato. È così che in questo strano paese il banchiere è l'anomalia, il deviante, e il rapper il conformista, il maestro dell'orecchiabile. Non sempre ci crede. È una storia che sarebbe piaciuta a Pessoa.

Il fedezismo è la faccia paciosa del grillismo. È rassicurante, ma ne incarna lo spirito populista. È l'influencer qualunque, l'ultimo discendente di Guglielmo Giannini, il commediografo e giornalista che nel dopoguerra inventò il Fronte dell'uomo qualunque. Giannini, come Grillo, amava storpiare i nomi dei suoi avversari. Calamandrei lo chiamava «Caccamandrei», Ferruccio Parri fu ribattezzato «Fessuccio Parmi». È l'ingrediente base del qualunquismo. Giannini ballò una sola stagione e fu archiviato come fenomeno di destra. Fedez è qualunquista, ma di sinistra. È il fronte del palco ideale per la nuova ditta Letta-Conte. È lì che trova e allarga il suo spazio d'azione.

Fedez qualunquista, ma se difende i diritti Lgbt?. Non cambia. Non è che le battaglie di Giannini o di Grillo fossero tutte da buttare o senza senso. Se hanno trovato consensi è perché esprimevano disagi. Qualunquista è il metodo. È come le porti in piazza. È come parli, a chi parli, quali corde smuovi. La questione dei diritti, in generale, si presenta nella discussione pubblica in modo binario e bidimensionale. È aperto o chiuso. È luce accesa o luce spenta. È solo presente, senza profondità o prospettiva. Tutto così finisce per assomigliare a un «trend» su Tik Tok o a un «hashtag» di twitter. È rapido, breve, immediato e funziona. Non c'è molto da dire: devi solo cliccare il «mi piace». Se ti inginocchi sei buono e se non lo fai sei cattivo. Il resto non conta. Non importa se, per esempio, temi che l'ossessione per l'identità possa creare un corto circuito nella carta dei diritti. È un dubbio. Se spacchetti l'umano fino ai minimi termini non è che si perde il principio di umanità? La forza dei diritti è che sono universali. «Tutti gli umani nascono liberi e uguali...

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