Economia

Il banchiere di campagna e la favola nata su una Citroen

Veneto di umili origini, sognava i tappetini di moquette: "Essere altruista è essere egoista". Come sul crack Lehman

Il banchiere di campagna e la favola nata su una Citroen

Un giorno di cinquant'anni fa un falegname consegnò a Ennio Doris, promotore finanziario, un assegno di dieci milioni di lire. Non era poco, e l'artigiano, mostrandogli le mani callose, dense di fatica, gli disse: se lei farà fruttare questo denaro potrò permettermi il lusso di ammalarmi e poi di avere una vecchiaia serena. Doris sentì tutto il peso della responsabilità e capì - parole sue che «essere altruista era il miglior modo di essere egoista». Fare il bene degli altri lo avrebbe ricompensato, secondo i principi religiosi ai quai era stato educato. Realizzò anche che il sistema finanziario italiano doveva essere svecchiato e che un unico interlocutore doveva fornire al cliente i servizi su misura per le sue necessità, polizze infortuni, previdenza integrativa, assicurazioni, fondi comuni, servizi bancari, immobili. Doris diventò un grande innovatore, capì di che cosa aveva bisogno la gente e costruì un sistema moderno e completo di approccio al denaro. Il principio di «altruismo uguale egoismo» ebbe la più evidente manifestazione nel 2008, dopo il crollo di Lehman Brothers e dei mercati mondiali: i due principali soci del gruppo Mediolanum - ovvero Doris e Silvio Berlusconi - attinsero alle loro disponibilità personali per rimborsare tutti gli 11mila clienti che avevano titoli Lehman: un caso unico in Italia e forse al mondo (altrove furono le società o le banche a farsene carico: qui i due primi azionisti). Ebbene, essere generosi ricompensa: l'operazione costò circa 120 milioni e l'anno dopo la raccolta schizzò da 2,8 a 5,89 miliardi.

Ennio Doris veniva dalla provincia padovana, da Tombolo, dove il padre faceva il mediatore di bestiame. Una casa di campagna dove abitavano 18 persone, con il benessere che poteva esserci a guerra in corso: Doris nacque nel 1940. Le sveglie all'alba per accompagnare il padre ai mercati, il freddo, la scuola. Poi, ragioneria a Treviso e tanta, tanta voglia di fare. «La mia infanzia è stata il mio paradiso» diceva e a quell'educazione solida e intrisa di valori va forse ascritta la serenità di giudizio, il buon senso contadino, l'ottimismo mai scalfito che lo hanno contraddistinto per tutta la vita. Mai chiacchierato, mai sopra le righe. L'altra grande fortuna fu l'incontro con Lina Tombolato, conosciuta nel 1962, quasi sessant'anni fa, sposata nel 1966 e mai tradita: un amico irrequieto come Silvio Berlusconi non nascondeva la sua invidia: «Hai incontrato subito la persona giusta». «La famiglia è tutto», insisteva lui, due figli e sette nipoti ma una moglie sola.

La carriera è rapida, brillante e premia il suo instancabile impegno. Nel 1960 viene assunto alla banca Antoniana lì vicino, a San Martino di Lupari; nel pomeriggio comincia a far visita ai clienti a casa, sono le radici delle idee che verranno. Ha una parentesi nell'industria manifatturiera, e dirige a Cittadella le officine di Dino Marchiorello; un giorno - racconterà - passai dalla mia Fiat 850 con i tappetini in gomma alla Citroen Pallas di Marchiorello, che sul pavimento aveva la moquette. «Mi dissi: ce l'avrò anch'io». Nel 1971 entra alla Dival del gruppo Ras dove comincia come promotore e dieci anni dopo guida un esercito di 700 persone; nel 1981 guadagna 100 milioni al mese, una cifra colossale per l'epoca. Eppure il meglio doveva ancora venire, e le stime più recenti valutano il suo patrimonio 4 miliardi di dollari. Il giocattolo degli ultimi anni non era una Citroen, ma il panfilo Perini da sessanta metri.

È proprio nel 1981, grazie a un leggendario e celebratissimo incontro con Berlusconi sulla piazzetta di Portofino, che Doris spicca il grande salto. Il futuro presidente del Consiglio ha fiducia nelle sue idee e nasce Programma Italia con i due soci al 50% e un investimento di 250 milioni di lire ciascuno; negli anni diventa un grande polo di gestione del risparmio, prende il nome di Banca Mediolanum, e la capacità di Doris è quella di conquistare la fiducia dei clienti (oggi sono 1,5 milioni) grazie anche agli spot televisivi in cui si spende personalmente. Nelle sue valutazioni sui mercati confermava sempre il suo ottimismo («i piani di accumulo servono a scongiurare l'emotività»), convinto che le crisi siano razionalmente i momenti per acquistare, e sicuro - dati alla mano - che gli investimenti in Borsa sul lungo termine vincono sempre. Ma restava anche un ammiratore e sostenitore dell'economia reale e nella sua azienda agricola di Torviscosa sosteneva, con uno sentimento affettuoso rivolto al passato: «Mi rendo conto di essere ricco solo quando guardo le mie mucche».

Lui, uomo da 4 miliardi.

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