Cronache

"Banda del buco? Passavamo per caso". Già liberi i fermati (tutti con precedenti)

A giudizio i due napoletani. Mazza è noto, maestro di scavo e apertura caveau: 15 colpi in Liguria e alle gioiellerie di Napoli

"Banda del buco? Passavamo per caso". Già liberi i fermati (tutti con precedenti)

Roma «Passavamo di lì per caso». Processati per direttissima, Mario Mazza e Antonio Pinto, 57 e 46 anni, i due napoletani della banda del buco, sono tornati liberi. Il giudice, convalidando l'arresto per resistenza a pubblico ufficiale, li ha rimessi in libertà e fissato il processo al 20 dicembre.

«Stavamo passando in macchina e abbiamo visto un ragazzo che chiedeva aiuto. Quando abbiamo visto il tunnel abbiamo avuto paura e ce ne siamo andati. Mentre andavamo via si è accostata un'auto, abbiamo visto le pistole ma non abbiamo capito che erano carabinieri perché era un'auto civetta». «Il romano sotto le macerie? E chi lo conosce?». E così, senza prove, i due pregiudicati partenopei arrestati in via Innocenzo XI sono stati rilasciati. David Sciavarrello, il palo, è stato denunciato per crollo colposo e sarà ascoltato nei prossimi giorni mentre il quarto della banda, Andrea Grassi, 33 anni, rimasto 9 ore sotto il tunnel, è ancora ricoverato al San Camillo per lesioni da schiacciamento anche se non corre pericolo di vita.

Una storia incredibile. Un negozio chiuso da tempo, preso in affitto da pregiudicati, strani lavori di ristrutturazione e poi quel tunnel scavato in direzione di due banche a poche decine di metri dall'impianto fognario. Sembra davvero la sceneggiatura di un film, se non fosse tutto vero. Una vicenda caratterizzata da troppe coincidenze. A cominciare dalla presenza dei due pluripregiudicati campani già finiti dietro le sbarre proprio per lo stesso reato. Mazza, il Dante Cruciani de I soliti ignoti, nella realtà detto Maritiello o' Ngignere, maestro di scavo e apertura caveau, sarebbe stato chiamato appositamente per dirigere le operazioni. Sarà un caso che Mazza si trovasse proprio a pochi metri dal «traforo» scavato al 42 di via Innocenzo XI dai due romani. E sarà sempre un altro caso che mentre i due se la davano a gambe levate subito dopo il crollo della parete, passassero dei carabinieri in borghese pronti ad arrestarli. L'ipotesi è che i militari seguissero da giorni gli strani lavori e allacci abusivi. Insomma, doveva essere la rapina di Ferragosto e, probabilmente, l'operazione dell'anno se il terreno argilloso e molto instabile non fosse franato.

Maritiello o' Ngignere, residente nel rione Sanità di Napoli e appartenente al clan Misso, era stato arrestato a Genova nel 2004 con altri nove concittadini. Assieme, tra gli altri, a Raffaele Galiero, detto Lele o' Architetto, prendeva in affitto appartamenti adiacenti a banche e uffici postali, bucava i muri di confine, per poi far irruzione all'interno degli istituti di credito, armi in pugno, e svuotare le casse. In meno di un anno la banda del buco riesce a fare 15 colpi in Liguria per un bottino di un milione di euro prima di essere fermata. Quattro anni dopo Mazza viene di nuovo arrestato, questa volta dalla squadra mobile che indaga su varie furti nelle gioiellerie del centro storico di Napoli, tutti portati a segno con la tecnica del buco alla parete. Ma su via Innocenzo XI, come si è difeso Mazza in Tribunale, ci sarebbe passato per caso.

Pinto, invece, viene arrestato con altre 10 persone, fra le quali un finanziere, per contrabbando di sigarette. Passando per la Grecia la banda immette sul mercato italiano in pochi mesi 50 tonnellate di bionde. Le indagini sul tunnel di San Pietro non sono affatto concluse.

Da capire ancora quale l'obiettivo esatto dei malviventi e se ci sono altri personaggi coinvolti.

Commenti