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Dalla barca al vino, da Forattini ai giornali, D'Alema minaccia sempre querela

Basta azzardare una domanda e l'ex leader dei Ds minaccia querela

Dalla barca al vino, da Forattini ai giornali, D'Alema minaccia sempre querela

Massimo D'Alema è il re delle querele. Minacciate. E anche sporte. Sintetizzò bene nel 2009 l'allora vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli: "D'Alema ha querelato mezzo mondo, da premier, ministro e semplice deputato. La sua idea dei giornali e dei giornalisti è nota a tutti: fosse per lui le edicole non dovrebbero neppure aprire alla mattina tranne che per dare notizia delle sue querele ai giornali. Lui non ha aspettato mesi come Berlusconi prima di fare querela: a D'Alema e Di Pietro sono sempre bastate poche ore prima di imbracciare la clava. E non mi pare che nessuno abbia mai menato scandalo".

Oggi, come ieri, la musica non cambia. Basta azzardare una domanda, come quella che ha fatto il giornalista di Virus in merito all'"opportunità di mischiare una convention del Pd alla vendita di vini", e l'ex leader dei Ds perde le staffe e minaccia querela.

"Gli acquisti del vino sono avvenuti nel corso di due anni non in una convention del Pd, sono stati regolarmente fatturati e sono avvenuti in prossimità delle festività, evidentemente per fare regali come fanno molte imprese. Io la querelo, non sarebbe il primo oggi, sto denunciando diversi giornali".

Come fece nel 1991 nei confronti di Panorama, ergendosi addirittura a paladino del diritto di querela. "Quando ero direttore dell'Unità, De Mita mi ha querelato per un titolo in cui si diceva che si era arricchito con il terremoto. Ho chiesto con una lettera alla giunta della Camera dei deputati di concedere l' autorizzazione. I deputati del mio partito hanno votato a favore, purtroppo quelli della Dc si sono opposti a tale concessione''.

Come non citare poi la celebre diatriba col vignettista Giorgio Forattini, querelato con tanto di richiesta di risarcimento miliardario. Era il 1999 e in quell'occasione D'Alema rischiò di passare alle cronache per essere il primo premier che querela per una questione di satira. "Io sapevo che la sinistra dovrebbe difendere la libertà, non censurarla. Se io venissi condannato, sarebbe la morte della satira. Ma sarebbe anche la morte della sinistra. I tre miliardi di risarcimento? D'Alema li userà per comprarsi una barca nuova", ironizzò sulle pagine del Giornale il vignettista. Poi D'Alema si ravvide e ritirò la querela.

E a proposito di barca, quando Gasparri nel 2002 si permise di parlare di "vera spregiudicatezza di D'Alema, uno che ha più o meno il mio percorso professionale e che si può permettere una barca miliardaria'', l'esponente della sinistra, ça va sans dire, querelò spiegando che l'investimento da dividere con ''un gruppo di amici'' per la nuova imbarcazione ammontava a meno di un miliardo di vecchie lire, anziché a tre miliardi come era stato detto, e che ''buona parte dell'investimento necessario al progetto deriva dal ricavato della vendita della precedente imbarcazione''. E poi Il Foglio, il Giornale, il Corriere della Sera e persino Repubblica, per un articolo in cui si parlava di un presunto utilizzo di voli di Stato. Insomma, al netto del tasso di permalosità, D'Alema di sicuro è uno che le manda a dire.

Tramite gli avvocati.

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