"La base repubblicana è con il leader Usa. E anche i Paesi arabi non sono scontenti"

Il caporedattore di Newsweek Josh Hammer: Trump non è isolazionista

"La base repubblicana è con il leader Usa. E anche i Paesi arabi non sono scontenti"
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Josh Hammer è caporedattore di Newsweek, autore del libro Israel and Civilization: The Fate of the Jewish Nation and the Destiny of the West in cui racconta come "il destino della civiltà occidentale dipende dalla sicurezza e dalla prosperità di Israele" e fa parte di quella componente del mondo conservatore americano favorevole all'attacco ai siti di produzione del nucleare iraniano.

Si aspettava la decisione di Trump di attaccare l'Iran?

"Il periodo di due settimane concesso all'Iran era in realtà più che altro rivolto al fronte interno americano viste le divergenze nel mondo Maga. Trump aveva bisogno di compattare la sua amministrazione e trovare le giuste motivazioni per tenere il movimento Maga unito, quando ciò è avvenuto ha deciso di procedere all'attacco".

Eppure non tutti erano d'accordo con la possibilità

"La base del movimento Maga è d'accordo con Trump e onestamente non mi ha sorpreso la sua scelta, ci sono invece figure come Tucker Carlson che hanno cercato di rendere il Maga ciò che non era. Quando Carlson ha cercato di dipingere Trump come un isolazionista a tutti i costi è stato disonesto, Trump non è mai stato un isolazionista al 100%. La sua linea in politica estera è sempre stata a metà strada tra quella tradizionale del partito Repubblicano e una visione meno interventista, ma anche nel suo primo mandato ha avuto una posizione netta sull'Iran e i suoi proxy nell'area".

La scelta di attaccare l'Iran nasce anche dalla volontà di Trump di dare un messaggio al mondo sul ritorno dell'Occidente?

"C'è chi sostiene la scelta di Trump sia un modo per restaurare il prestigio degli Stati Uniti a livello internazionale. Siamo però di fronte a qualcosa di molto diverso dall'Irak e dall'Afghanistan e dalla visione neocon in politica estera. Senza dubbio è un messaggio alla Cina che è l'avversario numero uno degli Stati Uniti: se pensate di attaccare Taiwan non staremo a guardare".

Come reagirà ora l'Iran?

"Il pericolo sono le cellule terroristiche dormienti in Occidente, per esempio in Michigan ci sono cellule legate a Hezbollah e l'immigrazione incontrollata degli ultimi anni non ha aiutato. Non abbiamo a che fare con attori razionali o con freddi calcolatori, tutto può succedere".

Quindi dobbiamo aspettarci un ritorno ingente del terrorismo islamico in Occidente?

"Non necessariamente un nuovo 11 settembre ma lupi solitari anche se questo pericolo c'è sempre stato. Va detto però che nell'ultimo anno a causa dell'azione di Israele i proxy dell'Iran hanno diminuito la propria forza da Hezbollah ad Hamas agli Houthi".

L'Iran ha minacciato di chiudere lo Stretto di Hormuz, dobbiamo attenderci delle conseguenze economiche e sul prezzo dell'energia?

"Lo stretto di Hormuz è sempre stato un rischio a causa della presenza iraniana ma in verità oggi l'Iran vende il proprio

petrolio alla Cina e alla Russia più che alle nazioni occidentali. Inoltre, al di là delle dichiarazioni di facciata, le altre nazioni arabe a cominciare dall'Arabia Saudita non giudicano negativamente l'azione americana".

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