Basta pagare le ferie spericolate degli sprovveduti

Il caso di Greta e Vanessa riapre il dibattito. Ma non si possono usare soldi pubblici per salvare chi se la cerca

Basta pagare le ferie spericolate degli sprovveduti

La questione dei riscatti pagati o non pagati dallo Stato per liberare gli ostaggi dei terroristi è centrale, anche se nessuno ne parla volentieri e tutti cercano di confondere le idee agli italiani ansiosi di conoscere i fatti. Vanessa e Greta hanno detto di aver saputo dai propri carcerieri d'essere state sequestrate a scopo di estorsione. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, giura invece che le ragazze sono state liberate gratis. Ed è evidente che ci prende in giro.

Per quale motivo i banditi avrebbero segregato per mesi e mesi due prigioniere per poi rinunciare a incassare anche le spese di vitto e alloggio? È evidentemente che il governo è imbarazzato e preferisce mentire in modo puerile piuttosto che confessare di aver versato una somma considerevole: 12 milioni, s'insinua.

D'altronde, in questi casi dire bugie è una nostra tradizione: in passato, ogni volta che si è trattato di riportare a casa chi si era avventatamente recato in Paesi stranieri in guerra, abbiamo messo mano al portafogli.

È successo con le due Simone, dette Vispe Terese, con Giuliana Sgrena, inviata del Manifesto, eccetera. Non riusciamo ad agire diversamente nel timore di disgustare i connazionali buonisti, probabilmente la maggioranza.

Quando non abbiamo fatto in tempo a negoziare con i criminali fondamentalisti, costoro hanno ucciso l'ostaggio, per esempio il pubblicitario Enzo Baldoni, giornalista per passione, che si era avventurato in Irak durante le ferie con il proposito di redigere un reportage sul conflitto in corso in quelle terre. All'epoca dirigevo Libero e, nel momento in cui fu divulgata la notizia che l'uomo era stato rapito e forse eliminato, titolai a tutta pagina: «Vacanze intelligenti». Una provocazione che i colleghi di varie testate ancora mi rimproverano. Secondo loro avrei mancato di rispetto alla vittima. In realtà, la mia era una provocazione finalizzata a stimolare le coscienze: è da temerari trascorrere le vacanze in luoghi dove è grande il pericolo di essere catturati (e passati per le armi) da bande di pazzi privi di ogni scrupolo e che considerano la vita, la propria e quella altrui, come uno straccio. Affermavo tra l'altro una verità della quale si sono avuti riscontri a iosa, almeno a giudicare da quanto è accaduto. Nonostante ciò, ancora ieri, Il Fatto Quotidiano , in un articolo firmato da Enrico Fierro, racconta la vicenda di Baldoni quasi che a freddarlo fossimo stati io e la mia redazione.

Il concetto che non entra in testa a certa gente è il seguente: ciascuno ha sì il diritto di andare dove vuole, ma non quello di scegliere mete rischiose e, poi, avere la pretesa di essere tolto dai guai dal governo, che usa soldi pubblici allo scopo di tacitare le richieste degli aguzzini. Ci vuol molto a capirlo? Pare di sì, dato che le esperienze delle Vispe Terese e di Giuliana Sgrena non sono servite, non hanno insegnato nulla a chi, per aiutare il prossimo, si sente obbligato ad affrontare trasferte perigliose, spesso dalla conclusione drammatica.

A questo punto, non resta che dissuadere coloro che intendano gettarsi alla sbaraglio con un discorsino semplice e definitivo: cari signori e care signore, che nell'illusione di fare del bene mettete a repentaglio

la pelle, vi informiamo che lo Stato non vi impedisce di realizzare i vostri progetti, ma avverte che non spenderà un centesimo nel tentativo di salvarvi qualora siate in difficoltà a causa dei vostri presunti beneficati.

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