Batosta storica per May. Bocciata la sua Brexit. Stasera rischia la sfiducia

L'intesa della premier sconfitta con 432 «no» Bruxelles: «Il tempo è finito. Si va verso il caos»

Batosta storica per May. Bocciata la sua Brexit. Stasera rischia la sfiducia

Il Parlamento affonda il piano May per la Brexit. Non sono bastate le ultime rassicurazioni sull'Europa, né i cinque tormentati giorni di dibattito, i meeting frenetici e l'accorato appello finale di ieri sera a salvare la premier britannica da una sconfitta tanto storica quanto preannunciata. Sul voto più importante della sua carriera Theresa May ha subito ieri la sconfitta più umiliante mai sofferta da un governo inglese dal 1924. Soltanto 202 voti a favore contro 432 voti contrari. Un risultato peggiore di ogni aspettativa. Immediatamente dopo l'annuncio del risultato il leader dell'opposizione Jeremy Corbyn ha dichiarato di aver presentato una mozione di sfiducia contro la May chiedendo che venga votata oggi stesso per costringere il primo ministro alle dimissioni e a indire nuove elezioni.

«Dopo due anni e mezzo di trattative, questo governo ha perso la fiducia del Parlamento e dell'opinione pubblica» ha dichiarato infervorato Corbyn chiedendo alla premier di passare il testimone. Mentre all'esterno di Westminster le migliaia di persone accorse per chiedere un altro referendum festeggiavano la debacle del governo, all'interno i malcapitati ministri caduti sotto la raffica di domande dei giornalisti della Bbc non riuscivano neppure a dare una risposta sensata. Nemmeno all'interrogativo principale, vale a dire, che cosa accadrà oggi e nei prossimi giorni.

Secondo quanto deciso proprio la scorsa settimana, entro lunedì Theresa May dovrebbe ripresentarsi in Parlamento con un piano B, ma nessuno ha saputo dire se un'alternativa realmente esista. In qualsiasi altro momento una sconfitta così bruciante avrebbe causato le immediate dimissioni del capo del governo, ma non questa volta. Soprattutto, non se il primo ministro si chiama Theresa May.

La premier ha voluto parlare immediatamente dopo la batosta. «Il voto di questa sera non ci dice nulla su come, quando o se questo Parlamento intende onorare la decisione presa dalla gente con un voto referendario». Dopodiché, May ha confermato che oggi verrà votata la mozione di sfiducia contro di lei e ha invitato tutti i partiti a degli incontri trasversali per discutere le possibile soluzioni per uscire da questo gran pasticcio. «Chiedo ai membri di questo Parlamento ha concluso May ieri di ascoltare il popolo inglese che desidera si giunga ad una conclusione. Sono stata eletta con questo compito e intendo portarlo a termine».

Il rischio più grande rimane ora quello tanto temuto da May, quello di un'uscita senza accordo che trascinerebbe il Paese in una fase di recessione peggiore di quella causata dall'ultima crisi finanziaria. Ieri, da Bruxelles sono giunte le prime indiscrezioni secondo cui i leader europei sarebbero ora pronti a tenere un meeting d'emergenza per discutere del problema alla luce dell'ultimo risultato, chiedendo al governo britannico urgenti chiarimenti sui passi che intende muovere in futuro.

L'ipotesi di un secondo referendum si fa ora sempre più realistica, ma esiste una procedura da seguire quindi non si tratta di una soluzione immediata. L'articolo 50 potrebbe essere esteso per posporre l'uscita fissata per il 29 marzo, ma la verità è che al momento l'incertezza è totale e nessuno sa che cosa accadrà domani.

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