Incendio a Notre Dame

Alessandro Di Battista: "Tanti soldi per Parigi, niente per la Libia"

Alessandro Di Battista attacca: "Quanti morti ci sono stati in Libia negli ultimi giorni? Solo fino a ieri sera è stato possibile saperlo. Poi le immagini dell'incendio parigino hanno “oscurato” o, quantomeno, reso estremamente difficile, saperne di più sul sangue versato a Tripoli"

Alessandro Di Battista: "Tanti soldi per Parigi, niente per la Libia"

"Non voglio urtare la sensibilità di nessuno, dico solo che a Parigi, grazie a Dio, non è morto nessuno, quel tetto e quella guglia verranno ricostruiti. Vedrete, il denaro per farlo non mancherà. Quel denaro che al contrario non arriva mai quando si tratta di altre ricostruzioni o di altre latitudini del pianeta". A scriverlo, in un post pubblicato su Facebook nel cuore della notte, è Alessandro Di Battista che interviene sull'incendio di Notre Dame esponendo una tesi quantomeno 'controcorrente'.

L'ex deputato grillino, ovviamente, rivolge il suo sguardo verso il conflitto libico e si chiede:"Quanti morti ci sono stati in Libia negli ultimi giorni? Solo fino a ieri sera è stato possibile saperlo. Poi le immagini dell'incendio parigino hanno “oscurato” o, quantomeno, reso estremamente difficile, saperne di più sul sangue versato a Tripoli". Di Battista ricorda che finora sono morte più di 150 persone e aggiunge:"Da quelle parti c’è chi non fa in tempo a mettersi in salvo". Ma l'affondo del grillino si fa sempre più duro: "C’è chi non ci pensa proprio a filmare con il cellulare il crollo di un tetto di una casa o un incendio divampato per lo scoppio di una granata. Da quelle parti distruzione e sgomento, quanto meno dal 2011 (anno dei bombardamenti in Libia) ad oggi, sono la normalità". Il 'Dibba' annovera tra i responsabili della crisi libica Clinton, Obama, Sarkozy, Meloni, Berlusconi e persino Napolitano, ma il suo bersaglio preferito è ancora una volta l'inquilino dell'Eliseo: "Macron ieri ha messo su un’espressione contrita e ha detto che Notre-Dame verrà ricostruita. Sarà anche vero ma l’unica ricostruzione che davvero gli interessa è quella di una Francia imperialista capace di mettere le mani sui pozzi di petrolio libici". L'attacco finale va ai francesi "se ne fregano dei profughi (tanto al limite vanno in Italia) e che, nell’ombra, incitano Haftar a non fermarsi" ma "tra i responsabili, ci siamo anche un po’ noi.

Perché se fossimo capaci di trasformare commozioni passeggere in indignazione perenne beh, forse, vivremmo in un Paese più giusto".

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