La Bce a muso duro contro l'inflazione. Ma l'Europa sente già la recessione

Ordini in calo per le piccole e medie imprese. S&P: "Contrazione in corso". E la Russia taglia il costo del denaro all'8 per cento

La Bce a muso duro contro l'inflazione. Ma l'Europa sente già la recessione

Quando tira aria di recessione, gli economisti offrono in genere due opzioni: «soft» o «hard landing». L'alternativa all'atterraggio morbido è lo schianto al suolo. La Bce che giovedì scorso ha deciso di dare ai tassi una stretta di mezzo punto con un anticipo di un paio di mesi sul piano di volo, è ora un po' come Sully, il pilota dell'ammaraggio sull'Hudson col suo Airbus A320. Se ti va bene, come allora, sei un eroe; in caso contrario, sei il pazzo che ha fatto una strage.

L'Eurotower è convinta che la lotta all'inflazione, da cui discende il nuovo corso aggressivo di politica monetaria, non provocherà una picchiata dell'economia. Ma i dati di l'S&P Global Pmi parlano di una contrazione già in atto, destinata verosimilmente a peggiorare nei prossimi mesi complice l'irrigidimento della politica monetaria. L'indice di luglio che tasta il polso alle pmi è sceso a quota 49,4 da 52 di giugno, facendo segnare il primo arretramento da febbraio 2021, mese marcato a fuoco dal Covid. Preoccupa la forte perdita di nuovi ordini sul versante manifatturiero, con le scorte a prender polvere nei magazzini. Avanti di questo passo, e la contromisura per cause di forza maggiore sarà solo una: ridurre i ritmi produttivi. «Le più cupe previsioni economiche indicano tutte un graduale incremento del tasso di declino con l'avanzare dell'estate», ammette il capo-economista di S&P Global, Chris Williamson.

La Germania sembra quella più in crisi (Pmi manifatturiero a 49,2 a luglio, composito a 48, ai minimi da oltre due anni), essendo messa a dura prova dalla diminuzione della domanda sia interna che esterna, dalla carenza di approvvigionamento e dal ridotto budget dei clienti. La Bundesbank resta però cautamente ottimista sulle prospettive di crescita dell'economia tedesca: prevede una stagnazione «approssimativa» del Pil per il secondo trimestre e una crescita economica per l'attuale terzo trimestre che dovrebbe essere leggermente più debole delle stime dello scorso giugno. Insomma, nessun hard landing.

Resta tuttavia il dubbio se lo scivolamento sul versante dei falchi dell'intero board della Bce, come dimostra l'approvazione all'unanimità dello scudo anti-spread, non avrà un prezzo da pagare già fin dall'autunno. Senza che nei mesi a venire risultino evidenti effetti di decadimento dell'inflazione, poiché l'eurozona soffre di uno choc da offerta non governabile con la cassetta degli attrezzi tradizionale di una banca centrale. E resta anche da capire se Christine Lagarde (in foto) &Co, con l'adozione di una politica più aggressiva, intendano combattere il deprezzamento dell'euro sul dollaro ingaggiando una lotta che pare persa in partenza con la Fed, in grado di alzare i tassi con minor rischi di far sprofondare l'economia Usa. Da qui a fine anno, i mercati (ieri piatti, con la Borsa di Milano a +0,07% e lo spread Btp-Bund a 238 punti) scontano incrementi dei tassi di 100 punti da parte della Bce, mentre la Banca di Russia va in direzione contraria.

Per contrastare la forza del rublo, l'inflazione in calo e per i timori di recessione, la banca guidata da Elvira Nabiullina ha tagliato il costo del denaro dell'1,50%. Ora è all'8%, un punto e mezzo sotto il livello precedente l'invasione dell'Ucraina.

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