Coronavirus

La Bce: "Tempi incerti per la ripresa". Borse a picco

Il Pil 2020 di Eurolandia potrebbe calare tra il 5 e il 12%, peggiorando con ulteriori lockdown

La Bce: "Tempi incerti per la ripresa". Borse a picco

Il lessico resta quello, purtroppo ormai familiare, dell'emergenza. Senza nessuna inclinazione all'ottimismo. Quello di aprile della Bce è un vero e proprio Bollettino di guerra che in nulla assomiglia alle analisi pre-Covid: qui c'è da dar conto dei danni, da sottolineare con l'evidenziatore flou che dobbiamo aspettarci il peggio. A fine anno, il Pil dell'Eurozona potrebbe essere deragliato da un minimo del 5 fino a un massimo del 12% contenendo tutte le scorie altamente tossiche che solo in parte si sono sentite nel primo trimestre, peraltro già da appesantito da una flessione del 3,8%.

Sono numeri che fanno paura, ma forse perfino più preoccupante è l'incapacità delle banche centrali di prevedere quando si uscirà dalla tempesta. Il governo dell'economia attraverso gli strumenti della politica monetaria tradizionale, con l'additivo delle misure non convenzionali, oggi fatica a funzionare. Ogni mossa è di tipo difensivo, tesa a limitare i danni. Se mercoledì scorso il capo della Fed, Jerome Powell, aveva parlato di «tempi incerti per la ripresa», l'istituto guidato Christine Lagarde usa il copia-incolla per sottolineare che «la rapidità e portata (del recupero, ndr) restano fortemente incerte». E nel caso la rimozione delle misure di contenimento subisse dei ritardi, va messo in conto un possibile peggioramento delle stime tale da rendere irrealistico l'obiettivo di una crescita nel 2021 del 6%, come ipotizzato l'altro ieri dal vicepresidente dell'Eurotower, Luis De Guindos.

I mercati, già delusi dalla mancanza di nuove iniziative da parte della Fed (niente tassi negativi, né ulteriori stimoli alle viste), non hanno così trovato ieri nell'analisi dell'istituto di Francoforte spunti di conforto, proseguendo sul terreno delle vendite costate a Milano un altro calo dell'1,8%), ancor più amplificato nello score dello Stoxx Europe 600 (-2,15%). Non è servito nemmeno ribadire, nel Bollettino, in risposta alla sentenza della Corte costituzionale tedesca, come il consiglio sia preparato «a incrementare l'entità del programma di acquisti Pepp e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno». La rivendicazione di assoluta autonomia e l'intenzione di voler continuare ad avere come unico punto di riferimento Corte di giustizia Ue ed Europarlamento erano peraltro già state sottolineate dalla stessa Lagarde e da altri membri del board. Perfino il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, il nemico uno del Qe ai tempi di Mario Draghi, sembra aver addolcito la propria posizione. Ma il nodo, più politico che giuridico, resta da sciogliere. Il Financial Times vede la soluzione nell'apertura di una procedura d'infrazione contro Berlino da parte dell'Ue. Una mossa che probabilmente accrescerebbe l'ostilità di buona parte della Germania nei confronti della politica monetaria lasca della Bce. Il Bollettino difende le scelte fatte, anche quelle che hanno portato a tassi negativi, visti dalle banche tedesche e da molti esponenti politici come un attentato alla redditività e al risparmio privato. «Finora spiega la Bce i tassi negativi hanno avuto un impatto complessivamente neutrale sulla redditività, dato che l'effetto negativo dei tassi è stato bilanciato da quello positivo dell'affidabilità creditizia dei debitori.

Non ci sono prove - è la conclusione - di un impatto complessivamente dannoso dei tassi negativi su utili e modelli di business delle banche».

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