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Un bel gioco dura molto. Nel museo

Da quasi 50 anni giocattoli antichi e moderni sono esposti a Rochester, negli Usa. Una memoria storica del divertimento

Un bel gioco dura molto. Nel museo

Ognuno ha il suo preferito. Quello con cui è cresciuto. Quello che ogni volta che capita tra le mani, magari per caso, fa spuntare un sorriso sul viso e allargare il cuore di gioia. È il gioco, compagno d'infanzia di ogni bambino e, perché no, anche di parecchi adulti.

Quante volte abbiamo sentito dai nostri genitori o dai nostri nonni la frase: «Eh, ai miei tempi i giochi erano diversi». O anche: «Ci si divertiva con meno». Con il cambiare della società, delle tecnologie e degli stili di vita, sono cambiati radicalmente anche i modi di divertirsi dei bambini. È pur vero che una volta bastava poco. Pezzi di legno, pietre, qualsiasi materiale di recupero. E con tanta fantasia era subito gioco. Quando poi arrivava una palla diventava tutto più semplice e alla componente ludica si univa quella della condivisione e della socialità. Dal pallone per strada incastrato sotto le auto in sosta, passando per le tradizionalissime bambole, i pupazzi e le macchinine, fino ad arrivare all'ipertecnologico videogioco che trasporta in una realtà virtuale, il cambiamento è stato spaventoso. E dato che come scrisse Antoine de Saint-Exupéry «tutti i grandi sono stati bambini una volta ma pochi di essi se ne ricordano», c'è chi ha pensato bene di fornire un aggiornatissimo promemoria dei giochi che hanno accompagnato l'infanzia di diverse generazioni di bambini.

Così a Rochester, negli States, nel 1968 è nato «The Strong», il museo del gioco che si occupa di raccogliere, conservare e custodire la memoria storica di tutto ciò che incoraggia apprendimento, creatività e scoperta. In una parola: gioco. Qui, alle porte di New York, è custodita quella che è considerata la raccolta più completa al mondo di giocattoli ma anche libri, documenti e altri materiali storici. Ma per sua natura non si tratta di un museo statico o magari un po' noioso. E come potrebbe? Vengono infatti organizzati programmi ed esposizioni di ogni genere, senza mai dimenticare quel ruolo fondamentale che il gioco riveste nella società.

Lo «Strong» ha poi una responsabilità ulteriore. Ogni il museo aggiorna la sua personale «hall of fame», ovvero la selezione di quei giochi e videogiochi che meritano di essere nominati immortali. Per quanto hanno contribuito a ispirare la creatività e per quanto hanno avuto successo. Due le categorie: i giochi tradizionali e quelli moderni. Scorrere la lista dei giochi «di una volta» è come fare un viaggio nella memoria. Ci sono le bolle di sapone, un classico che non tramonta mai. C'è la Barbie, la bambola che ha fatto compagnia a milioni di bambine in tutto il mondo. Ci sono le tradizionalissime carte da gioco, trasversali nell'essere utilizzate nelle abitazioni come nelle peggiori balere di provincia. Non mancano giochi più intellettuali come il cubo di Rubik e gli scacchi. Non possono mancare i mattoncini Lego, eletti nel 2000 miglior gioco del secolo. E, indiscutibilmente, c'è la palla.

Ma anche tra i moderni e magari da alcuni un po' odiati giochi elettronici si ritrova un pezzo di storia del divertimento. Alzi la mano chi non ha mai provato a distruggere la flotta aliena in «space invaders» o chi non ha incastrato mattoncini nel «Tetris». Fino ad arrivare ai più moderni ma già cult «Super Mario Bros», «Sonic» o «Gta».

Certo nell'elenco non ci potranno essere tutti. Magari mancherà proprio il vostro preferito. Ma poco importa. Tradizionalisti o moderni, piccini o grandi sarebbe bello ogni tanto abbandonarsi al gioco, qualunque sia. Per chi è bambino è naturale e un sacrosanto diritto. Per chi è già grande, un modo per ritrovare quella magia e quella gioia pura e quel divertimento sincero che soltanto il gioco sa regalare. E poi c'è chi dice che i musei sono una noia..

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