Il Belgio aiuta i soldati mammoni

Troppa nostalgia, le reclute potrebbero tornare a dormire a casa

Il Belgio aiuta i soldati mammoni

I mammoni esistono anche in Belgio. Non è un caso che l'esercito stia pensando di allentare le misure previste per le sue reclute. Troppe defezioni sono state infatti registrate tra i 28mila militari a causa delle lamentele legate alla nostalgia di casa, amici e famiglia. Perciò l'Esercito, che conta 25.687 uomini e 2.204 donne, ha deciso di correre ai ripari.

«Vogliamo includere sempre più pomeriggi liberi in modo che le reclute possano lasciare le proprie caserme - ha spiegato al quotidiano fiammingo Het Nieuwsblad il portavoce del ministero della Difesa Alex Claesen - Fino a ora è previsto che rientrino la domenica pomeriggio oppure, al più tardi, il lunedì mattina e che non possano uscire prima del venerdì». E ancora: «Stiamo anche pensando di estendere i week-end liberi cercando di concentrarci di più sulle lezioni. E stiamo studiando come poter alleggerire e modificare il sistema di riammissione. In modo, magari, che chi vive nei pressi della scuola militare o della caserma possa andare a casa la sera, a fine giornata».

La proposta non piace però ai veterani. «Così si alleva un esercito da nulla, una forza sulla quale non si può contare. Non si può andare in zona di guerra se ti manca la mamma», commenta Danny Lams, ex paracadutista a capo di un'organizzazione di veterani di Ostenda. Il parà ha anche ricordato: «Noi dormivamo per terra, al freddo, sotto un telone bucato durante il nostro servizio. Volevamo servire il nostro Paese. Se concediamo alla reclute di tornare a casa durante la settimana, finirà che l'Esercito chiederà per loro case mobili quando verranno inviati al fronte».

Forte di 28mila uomini e donne, l'esercito belga è impegnato in missioni di pattugliamento anti terrorismo nelle strade per duecento giorni all'anno. Una forza di 70 uomini è anche impegnata nella protezione dell'aeroporto di Mazar-i-Sharif, nel nord dell'Afghanistan.

Il Belgio è stato criticato negli ultimi anni per aver disatteso gli

impegni della Nato sulle spede dedicate alla Difesa, previste a quota 2% del Prodotto interno lordo. Attualmente la spesa complessiva ammonta invece allo 0.9%, di cui il 75% è dedicato ai costi per il personale e alle pensioni.

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