"Bella ciao" dai minareti scatena l'ira di Erdogan

Affronto da Smirne: "La pagheranno"

"Bella ciao" dai minareti scatena l'ira di Erdogan

Giallo nella roccaforte turca dell'opposizione a Recep Tayyip Erdogan, dove ieri è scattata la caccia all'uomo. Anzi, agli uomini. Ignoti che mercoledì sera hanno osato irridere uno dei simboli del potere presidenziale: le moschee. «Persone non ancora identificate» hanno infatti violato il sistema audio dell'invito alla preghiera di alcuni edifici sacri di Smirne, trasmettendo le note di Bella Ciao direttamente dai minareti della città: «Una mattina...» al posto della voce dell'imam? Meglio, «Cav Bella», cioè la versione turca della canzone. Niente «adhan», quindi, la chiamata rituale alla preghiera islamica. Ma «un sabotaggio» in piena regola, com'è stato definito dalle autorità turche, nel bel mezzo del Ramadan. Sui canali vicini al governo si parla soltanto di «provocazione». Ma la sezione locale del Dyanet, la direzione per gli Affari religiosi, ha stigmatizzato gli «ignoti che hanno manomesso il sistema centralizzato per l'invito alla preghiera», si legge nel comunicato delle autorità islamiche. Un autogol. Riportato dai media turchi, che parlano di «vile attacco alle moschee», il messaggio ha infatti ottenuto quasi l'effetto contrario: un gesto irriverente quanto inaspettato ha generato una certa simpatia, e sui social è stato rilanciato da decine di oppositori, laici e non, in tutto il Paese.

Le note di Bella Ciao hanno fatto quindi infuriare il sultano, che ha chiamato a raccolta le autorità e ieri è stata aperta un'inchiesta per «offesa ai valori religiosi». Il portavoce del partito presidenziale ha assicurato che «gli autori di questo atto ripugnante saranno trovati». Agli utenti che hanno messo un «mi piace» su Twitter viene attribuito ogni epiteto negativo possibile. Con le moschee chiuse da due mesi per Covid, ci si aspetta una rappresaglia durissima. La sezione Affari religiosi, che dipende dalla presidenza della Repubblica, ha già avviato un'indagine interna per trovare anche solo un capro espiatorio a cui dare la colpa della mancata vigilanza. La procura di Smirne ha invece in mano il fascicolo sull'episodio «offensivo per l'islam» ed è a caccia sui social.

La canzone è infatti partita dagli altoparlanti, troncata poco dopo. Perché usare le moschee? Un invito a riflettere, a non sottostare al sultano. D'altronde diversi quartieri della città sull'Egeo sono «covi» di oppositori politici. Smirne è la roccaforte del CHP, il partito fondato dal padre della moderna Turchia Mustafa Kemal Atatürk. Se ieri Erdogan inaugurava a Istanbul 2.682 posti di terapia intensiva, a Smirne si passavano dunque ai Raggi X i profili di centinaia di attivisti della borghesia laica.

Le autorità non escludono neppure la galassia Lgbt. Pochi giorni fa, alcuni militanti si erano infuriati per l'annuncio di Ali Erbas, massima autorità religiosa del Paese, che aveva detto: «L'omosessualità causa malattie». Erdogan gli aveva dato ragione.

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