Benefici e integralismo: così l'allattamento divide le mamme d'Italia

Lo svezzamento naturale dà grandi vantaggi Le donne che rinunciano? A rischio di "gogna"

Benefici e integralismo: così l'allattamento divide le mamme d'Italia

Le gioie dell'allattamento, dicono. «Te ne accorgerai». La frase di tua madre detta a poche ore dal parto resta lì a sedimentare. Ci ripenserai dopo, ogni volta che i dolori lancinanti ti assaliranno, almeno otto volte in una giornata all'inizio. Notte compresa. È la piaga delle ragadi e chi l'ha subìta è certamente salita un gradino più su verso il paradiso. Allattare un figlio richiede coraggio e devozione che solo una madre sa. Finalmente oggi la scienza ha accettato l'idea che il latte della madre è meglio. Chiaro e cristallino per tutti: l'Organizzazione Mondiale della Sanità batte sul chiodo da diversi anni. I vantaggi sono indiscutibili, sul piccolo ma anche sulla madre.

Ormai è dimostrato che i piccoli allattati al seno svilupperanno meno rischi di obesità da grandi, e diminuiranno i rischi di tumore al seno per la madre, oltre ad essere più protetta dalla depressione post partum. Eppure quanta fatica. Non per tutte chiaramente, ma per certe è una scalata verso l'Everest. E può essere una salita pericolosa, fatta di cadute e frustrazione. Con uno strascico di pesanti sensi di colpa. E quanti giudizi. «Allatti?» È la domanda per ogni madre, e ogni risposta può essere usata contro di te. Perché quello che pesa è il verdetto che ti ricade addosso come una sciagura.

Allattare al seno o no è il problema che divide le madri, che scatena dibattiti e ti proietta in una squadra, dove chi non la pensa come te allora deve essere contro di te: allattamento artificiale contro la dittatura della tetta. La scelta difficile delle madri. «Io non allatto e allora?» scrive una mamma in rete. E i commenti si moltiplicano. Senso di rabbia e frustrazione. Siamo un paese di contraddizioni e l'allattamento non è un'eccezione. Una mamma che non allatta in Italia per scelta non è ben vista. Eppure non siamo certo uno dei Paesi con i tassi di allattamento più alti. Nel nord Europa supera il 90% mentre da noi la percentuale si ferma all'85,5. I dati sono gli ultimi rilevati dall'Istat riferiti al 2013, ma si tratta di un allattamento non esclusivo. In media le madri italiane nutrono il bimbo solo con il loro latte per 4 mesi, un numero ancora molto lontano dalle direttive dell'Oms che ne coniglia sei. E secondo una recente indagine del ministero della Salute dal terzo mese ben una mamma su due rinuncia all'allattamento esclusivo integrando la formula nella dieta del bambino. E chi molla lo fa con senso di inadeguatezza che si porta dentro.

«L'allattamento non è una cosa così scontata come la fanno apparire: non è che attacchi il bambino e tutto inizia a funzionare. Nel mio caso non c'è stata grande assistenza in ospedale», racconta Belinda. C'è chi ha abbandonato con il primo figlio ma ce l'ha fatta con il secondo. «Stavo andando in crisi anche con lui - dice Benedetta - mi ha aiutata una volontaria della Lega del latte». Nel caso di Sara è il pediatra ad essere categorico: «Nel 2010 non si può non far mangiare un bambino. Gli dia il latte artificiale, non finisce certo il mondo!». In tutte resta un angolo di senso di colpa, di sfida vinta o persa. Perché ormai il messaggio è arrivato a tutte. «Guardi che sarà bellissimo, spiegano le ostetriche, un momento unico».

Il non riuscire è il problema e il vedere che non mangia abbastanza mette in crisi. Fino a farti sentire sbagliata. Fino a far scattare quel senso di rivalsa e di disapprovazione per il club della tetta, che ti spinge a doverti giustificare. Una donna che si firma GrammaLogos dice: «Servono questi messaggi di solidarietà per le madri diversamente nutrici. Io sono una di queste e vivo all'estero dove i toni pro-allattamento sono ancora più esasperati». Un'altra mamma arriva a giocarsi la carta della bugia: «A tutti ho detto che il latte non mi era arrivato. Poverina, mi rispondevano parenti e amici. Così almeno non mi hanno giudicata». Preferire il pietismo piuttosto di sentirsi giudicate, criticate. Cristina le ha provate tutte, ha tenuto al seno la figlia anche 11 ore in una giornata e in ospedale le hanno detto: «Tanto cosa ha da fare?». Sentirsi una nutrice incapace ti ferisce a tal punto da farti piangere. In silenzio per paura che fuori gli altri non capiscono. E spesso è proprio così.

«Ho preso le pastiglie per non avere latte e non ho rimpianti» si affretta ad assicurare Valentina. C'è sostegno tra le squadre, e quelle che hanno optato per il biberon rivendicano la scelta: «Meglio una mamma felice che una che allatta contro voglia».

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