Cronache

Benno pentito, la sorella non gli crede. "Fabbricava depistaggi e menzogne"

In una lettera la giovane spiega di aver capito subito che era stato il fratello a uccidere e far scomparire i corpi dei genitori

Benno pentito, la sorella non gli crede. "Fabbricava depistaggi e menzogne"

Un Benno pentito e affranto, così distante da quel giovane arrogante che con voce gelida fabbricava «spontanee teorie depistanti e palesi menzogne».

Per Madè Neumair l'immagine che gli avvocati vogliono dare del fratello è funzionale agli sviluppi processuali. La 26enne, che vive a Monaco di Baviera dove lavora nel settore sanitario, non crede alle spiegazioni fornite da Benno su quello che è accaduto la sera del 4 gennaio nella loro casa in via Castel Roncolo e, ancora meno, al repentino pentimento del ragazzo, responsabile della morte del padre Peter e della madre Laura Perselli. «Ci vuole ben poco - scrive Madè in una lettera, con la quale mette a nudo il suo cuore - a capire che la sua confessione, resa immediatamente dopo il ritrovamento del corpo senza vita di una delle sue due vittime, che presentava evidenti segni di violenza, fosse a quel punto un passo dovuto al quadro indiziario a suo carico e non l'effetto di una dissoluzione, o schianto, di tutte le difese di negazione e di rimozione, attuate nelle settimane successive al fatto».

Nella missiva, inviata alla stampa tramite l'avvocato Carlo Bertacchi, che la rappresenta come parte civile, Madè da una parte esprime l'amore per i suoi genitori, dall'altra non si rassegna a credere al delitto d'impeto, nemmeno nel caso del papà, il primo a essere strangolato dal fratello con una corda da arrampicata. «Il fatto che Benno abbia ucciso a sangue freddo la mia mamma il mio papà la sera del 4 gennaio - spiega la sorella del muscoloso trentenne, che faceva il supplente in una scuola media di Bolzano - per me è stato violentemente e dolorosamente evidente fin dal primo pomeriggio del 5 gennaio, come sanno gli inquirenti e le persone a me più care». Temeva che la verità non venisse mai alla luce. Poi il pensiero vola alla mamma e papà, che non ci sono più. «Ho sentito i miei genitori vicinissimi ogni giorno, mi hanno dato la forza di alzarmi ogni volta la mattina - scrive Madè - mi stanno continuando a dare tutto quello che mi hanno sempre dato nel modo più puro. Ho vissuto i primi giorni con le immagini in televisione di un Benno a braccia larghe, che si appoggiava alla balaustra della terrazza dei miei genitori, scrutando arrogantemente in basso verso i giornalisti e i carabinieri, poco dopo lamentandosi con me al telefono su quanto fosse nauseato e irritato da tutte le strane domande, sentendo nelle varie interviste la sua voce gelida fabbricare spontanee teorie depistanti e palesi menzogne».

In attesa della perizia psichiatrica su Benno, la famiglia è unita nel pensare che il movente del duplice delitto sia ancora troppo vago e la confessione frutto di un freddo calcolo. «Il 4 gennaio - conclude Madè - ho provato sulla mia pelle che il bene non sempre vince il male, che l'amore di una mamma e di un papà a volte può non bastare, che le parole giuste spesso non ci sono, che nessuna possibile condanna potrà mai compensare quello che in poche ore mi è stato tolto a mani nude: credo ancora fermamente che la verità possa e debba vincere.

Il mio cuore in questo momento è colmo dell'amore che sento fortemente per i miei genitori, della gratitudine nel confronti dell'Arma, degli inquirenti e dei miei legali, della vicinanza che sento per la mia famiglia da parte di un mondo intero, del bene e dalla luce che riesco a vedere nonostante tutto nella mia vita, della vita che vuole la vita, come diceva sempre mia mamma».

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