Berlino chiude ai migranti ma Bruxelles bastona Roma

Merkel&Co. gestiscono Schengen come vogliono La commissione tace e ci accusa: accoglienza scarsa

Fabrizio RavoniRoma Ad essere eleganti, Bruxelles applica «due pesi e due misure» nella gestione del problema immigrazione. Ad essere meno eleganti, la Germania ed i suoi «satelliti» (Danimarca e Svezia, tanto per non fare esempi) seguono la logica del Marchese del Grillo: io so' io e voi non siete... Nella sostanza, queste le conclusioni del mini vertice europeo all'indomani della chiusura delle frontiere di Danimarca, Svezia e Germania. La Commissione europea ha infatti accolto l'iniziativa dei tre Paesi di sospendere il Trattato di Schengen. Unica condizione posta è che i controlli alle frontiere siano «temporanei» e che si torni alla normalità «il più presto possibile». Senza indicare, però, alcuna scadenza. Insomma, i paesi del Nord Europa gestiscono i Trattati come meglio credono. Sono saliti a sei i Paesi che hanno sospeso Schengen: Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Germania ed Austria. E l'unico intervento della Commissione Ue è stato un invito alla cooperazione tra governi. Una cosa è certa: «La Danimarca non vuole diventare la destinazione finale per migliaia di rifugiati», ha detto la ministra per l'immigrazione, Inger Stojberg. Il suo collega svedese, Morgan Johansson, ha sottolineato che nel 2015 la Svezia ha ricevuto 163mila persone: il maggior dato procapite della Ue. E non vuole che il fenomeno si ripeta con il nuovo anno. Il sottosegretario all'Interno tedesco, Ole Schroeder ha riconosciuto «che i singoli Paesi sono costretti ad agire dal soli di fronte alla mancanza di soluzioni a livello europeo». Ed ha ricordato che la Germania riceve 3.200 richieste di asilo al giorno. In compenso, l'Italia ha ricevuto una procedura d'infrazione europea perché fa funzionare solo due «hotspot» (punti di accoglienza e controllo) sui cinque previsti. E perché in questi centri molti clandestini evitano di farsi riconoscere, rilasciando le impronte digitali. Insomma, loro chiudono le frontiere e Bruxelles non ha nulla da dire, mentre Roma va in procedura d'infrazione. Come contentino, il sottosegretario tedesco ha riconosciuto che l'accordo sulla redistribuzione del rifugiati «non sta funzionando». In tutto il 2015 ne sono stati ricollocati solo 272 su un totale di 160mila. E di questi, 190 dall'Italia ed il resto dalla Grecia. Peccato che l'impegno europeo fosse diverso. Prevedeva il trasferimento di 39.600 migranti dall'Italia e 66.400 dalla Grecia. Però, in Italia funzionano solo due «hotspot», ed in Grecia ne funziona uno soltanto. Anche perché se i Paesi del Nord Europa non accolgono i rifugiati, questi centri sono inutili.

Alla base del mancato freno al flusso di immigrati - secondo Schroeder - c'è il mancato funzionamento del controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea. Soprattutto in Grecia (come se Atene non fosse «interna» alla Ue) ed in Turchia. Come al solito, le colpe sono sempre di qualcun'altro. In linea con la logica del Marchese del Grillo.

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