«Mai con Renzi». Silvio Berlusconi con i suoi parlamentari esclude qualsiasi convergenza con il nuovo movimento di Matteo Renzi, mentre si rincorrono le voci di azzurri tentati dal cambio di casacca e di un canale aperto con Palazzo Chigi (via Gianni Letta) per tenere rapporti se non pacifici, almeno non belligeranti con il premier vista la scarsa affidabilità di Salvini come alleato. Berlusconi invece chiarisce la linea: nessun sostegno al governo, mai con Renzi. E l'uscita della senatrice Donatella Conzatti, passata al volo da Fi a Italia Viva? Il Cavaliere la derubrica ad un cambio di casacca che ha poco a che fare col suo partito: «Questa signora non è mai stata di Fi, è stata messa nelle nostre liste uniche nella sua Regione...» dice intervistato dal Tg4. Mentre sulle voci di altri parlamentari azzurri pronti a diventare renziani Berlusconi assicura di aver parlato con i «nomi emersi» e di aver ricevuto «da tutti loro un preciso no all'ipotesi di uscire da Forza Italia».
L'unico vero effetto della nascita del partito di Renzi semmai è che «ora al governo ci sono quattro partiti di sinistra, per uno come me che 26 anni fa scese in campo per evitare che prendesse il potere la sinistra non è certo una bella cosa» commenta Berlusconi. La vera preoccupazione del leader azzurro è invece per l'economia italiana visto che le ultime dichiarazioni «non ci tranquillizzano affatto, la flat tax è stata messa da parte mentre invece si parla di nuove tasse sulle merendine, sulle bibite e sul contante. Credo che italiani debbano aprire gli occhi e accorgersi di come hanno votato male ultima volta» dice Berlusconi. Quanto all'immigrazione, l'urgenza è «modificare l'accordo di Dublino per cui il paese in cui sbarcano i migranti se li deve poi tenere. Va fatto il contrario» ovvero imporre «a tutti i paesi Ue di assumersi i migranti in percentuale rispetto alla popolazione».
Sul tavolo c'è però anche la questione della legge elettorale da cambiare. Matteo Salvini ha lanciato la campagna referendaria per passare ad un sistema maggioritario puro, attraverso una consultazione che abroghi la parte proporzionale contenuta nell'attuale legge, il cosiddetto Rosatellum. La Lega sta accelerando il tempo nelle cinque Regioni che devono avviare, per legge, l'iter referendario. Sul referendum però l'ex premier è molto scettico e punta ad una proposta di legge unitaria di riforma elettorale, che garantisca rappresentanza e governabilità. Berlusconi, raccontano fonti azzurre all'Adnkronos, è pronto a chiedere agli alleati Lega e Fdi di sedersi attorno ad tavolo per definire insieme una proposta di riforma costituzionale ed elettorale. Solo dopo l'esito di questa valutazione, visto anche i dubbi di legittimità costituzionali legati alla proposta referendaria di Salvini, la palla passerà all'ufficio di presidenza di Fi. Berlusconi avrebbe quindi rassicurato tutti che, in ogni caso, sarà lui a dettare la linea politica, anche sul nodo delle riforme, e lo farà domenica alla manifestazione organizzata da Tajani.
Il Cavaliere non esclude il ritorno al maggioritario purchè si arrivi a un sistema con un premio di maggioranza che favorisca alleanze prima del voto, non dopo. L'abrogazione del proporzionale nel Rosatellum, senza una modifica dell'impianto, avrebbe invece come paradosso che una coalizione col 40% non avrebbe i numeri per governare.
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