RomaLa risposta di Berlusconi a Renzi sulla partita del Colle è immediata. Il premier aveva avvertito che la questione non faceva parte del patto del Nazareno e che avrebbe coinvolto pure il M5S? Quindi non una chiusura aprioristica a nomi quali Prodi, Rodotà, Bersani o Veltroni. Peccato che poche ore dopo arrivi la risposta del Cavaliere tramite una lunga intervista all' Huffington Post . Una sfida: «Da Renzi mi aspetto un percorso di condivisione che consenta al Paese di avere un capo dello Stato che non sia espressione solo della sinistra, come è stato con gli ultimi presidenti, ma sia una figura di garanzia». E ancora: «È evidente dice sempre Berlusconi - che i due temi, Colle e riforme, poiché fanno entrambi parte delle regole e delle garanzie, non possono che andare di pari passo». Insomma, la partita a scacchi continua e una pedina non secondaria è l'Italicum che entra nel vivo in questi giorni al Senato. Ma su questo Berlusconi non alza barricate, anzi. E sulla clausola di salvaguardia e sull'entrata in vigore della nuova legge elettorale fa quasi spallucce: «Non mi sembra francamente una questione rilevante. Prima o dopo l'importante è che si realizzi una buona legge che non penalizzi nessuna delle parti in causa». Certo, nega con forza una presunta «svolta» sulle preferenze: «Non ho mai detto che siano utili». Quindi spazza via le voci che dietro il patto ci siano benefici alle sue aziende: «Che vantaggio potrebbero mai avere le aziende da Renzi? Mediaset è una grande azienda, è quotata in borsa e ha operato sotto i governi più diversi». È infastidito dalla questione: «Questa domanda presupporrebbe l'esistenza di una sorta di possibile ricatto da parte del presidente del Consiglio ai danni di una delle principali aziende italiane...».
Rilancia la flat tax, sistema fiscale con un'unica aliquota o due: tema forte che proprio oggi sarà oggetto di un messaggio in tv per mettere alle corde il governo. È pronto all'ultima battaglia il Cavaliere. Naturalmente contro Renzi, non appena avrà recuperato la piena agibilità politica. «Sono certissimo che presto sarà l'Europa a restituirmi quell'onore e quei diritti politici che mi sono stati incredibilmente e inaccettabilmente sottratti. E allora sarò in campo, a tempo pieno, per vincere». E questo nonostante il centrodestra non brilli nei sondaggi. «Ma i moderati restano maggioranza nel Paese».
E di questo Berlusconi parla con Raffaele Fitto, leader dell'anima critica di Fi, in un pranzo durato quattro ore e alla presenza di Denis Verdini, Niccolò Ghedini e Gianni Letta. Appianate le divergenze? Non proprio. «È stato un incontro positivo ma interlocutorio - dice l'eurodeputato uscendo da palazzo Grazioli -. Dobbiamo proseguire nel confronto». Infatti il faccia a faccia è franco, duro. Non si arriva allo strappo ma neppure alla pace. Berlusconi nega di voler cacciare chicchessia e Fitto gli espone tutti i punti critici: una linea politica tentennante (almeno fino a qualche settimana fa), il partito in mano alle persone sbagliate sui territori, l'Italicum che danneggia Fi, il patto del Nazareno che disorienta l'elettore. L'eurodeputato è particolarmente duro quando dice che «forse il danno fatto a Fi non lo rimedi neppure tu se torni in campo con piena agibilità politica». Si parla anche dei congressi e delle prossime elezioni regionali. In alcuni casi si cercherà un nome condiviso da tutti, in altri si potranno fare le primarie. Fitto cede sulle riforme: «Va bene, si facciano; ma con la schiena dritta, senza subire i diktat di Renzi».
Analogo metodo per il Colle: «Spetta a loro fare i nomi. Noi poi valuteremo». Insomma, i due si dicono «abbastanza» contenti. Quell'abbastanza è il classico bicchiere mezzo pieno. O mezzo vuoto a seconda di come lo si guardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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