«Ci sono momenti in cui la libertà e la democrazia valgono molto di più anche della pubblicità». Silvio Berlusconi chiude con una battuta il suo intervento a Domenica Live, ospite di Barbara D'Urso. Ventotto minuti nei quali il leader di Forza Italia non lesina attacchi ai Cinque Stelle, alleati della Lega nel governo più «incredibile, assurdo e pericoloso» della storia d'Italia: «Sono bambini dell'asilo», taglia corto. Mentre sullo scenario internazionale il Cavaliere se la prende con la Cina, auspicando un risveglio dell'Europa.
Qualche bacchettata il leader azzurro la riserva però anche alla Lega, ma l'esordio è una mano tesa al numero uno del Carroccio, Matteo Salvini, sul caso Diciotti. Forza Italia, assicura Berlusconi, voterà «no al giudizio della magistratura» sul vicepremier, visto che «in Italia c'è la separazione dei poteri». Insomma, Fi sarà coerente, mentre «i grillini», insiste il Cavaliere, «si sono affidati alla consultazione della base sul sistema Rousseau». Il tutto perché «si sono spaventati per gli umori della base», e ora, in caso di voto «anti-Salvini» sulla piattaforma telematica, sono pronti persino a far cadere il governo. Per Berlusconi «una presa in giro per tutti quanti». Oltre che la dimostrazione di avere a Palazzo Chigi «personaggi assolutamente non adeguati e non all'altezza del governo del Paese». Tanto inadeguati che, insiste il leader azzurro, «dico alla Lega: complimenti, begli alleati vi siete trovati».
Anche sulla flat tax il Cav non è tenero con il governo gialloverde, che ha lasciato la misura fuori «dal contratto tra Lega e alleati», costringendo il Paese «a pagarne le conseguenze». Invece la tassa piatta, insiste il fondatore di Forza Italia, è la chiave di volta per lasciarsi alle spalle evasione ed elusione, abbassando il livello delle imposte che ora è inaccettabile, perché sopra il «50 per cento sembra un furto», sospira Berlusconi, ricordando che a lui va anche peggio. «Io per esempio pago sugli utili di questa azienda il 73 per cento di imposte: insomma, quando qualcuno dice nazionalizziamo le tv private, be', sono già di proprietà dello Stato, perché sono mie solo per il 27 per cento». C'è tempo per le emergenze della Sardegna, al voto la prossima settimana, dove Berlusconi ha la sua più cara «seconda casa». E da residente «esterno» il Cav, che promette di essere «al fianco» del nuovo governatore, rimarca non solo i rischi per il sistema sanitario (auspicando il ripristino delle tre asl) ma anche la necessità di incrementare il turismo, visto che le presenze sull'Isola sono le stesse di Malta, che però è settanta volte più piccola. Sul capitolo Europa Berlusconi ringhia: oggi è un fallimento, un tradimento del progetto dei «padri», Schuman, Adenauer e De Gasperi. E il primo passo è tornare uniti, cominciando con l'unire le politiche di Difesa, per tornare «a contare e a essere il centro dell'Occidente». «Si deve fare», insiste Berlusconi, che aggiunge: «So per certo che le nostre pressioni hanno convinto la Merkel a unificare le forze armate». Il primo passo per cercare di arginare «il pericolo grave del progetto egemonico della Cina». Che nemmeno Trump, da solo, può contrastare, ammonisce il Cavaliere.
Ma le bastonate più dure sono per i Cinque Stelle. La situazione oggi, spiega Berlusconi, è «più grave del 1994». Almeno «i comunisti di allora avevano la scuola delle Frattocchie che li preparava, erano stati presidenti di Regione, governavano città».
I Cinque Stelle invece «non sanno fare nulla»: «Sono preoccupato come se venissi a sapere che le persone che amo di più fossero su un pullman e che alla guida ci fosse una persona senza patente. Abbiamo alla guida dell'Italia persone impreparate, incapaci e inaffidabili».
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