Berlusconi mediatore: "Alleati degli Usa ma Mosca non è nemica"

Lettera del Cavaliere: "Serve un governo che si faccia ascoltare dalle maggiori potenze"

Berlusconi mediatore: "Alleati degli Usa ma Mosca non è nemica"

Facile intervenire sulla crisi in Siria con una sparata contro i raid di Trump, come fa Salvini o con una battuta di fede atlantista come fa Di Maio. Silvio Berlusconi, invece, vuol dimostrare che a situazioni complesse bisogna rispondere in modo articolato. E lo fa con una lettera aperta al Corriere della Sera, in cui prospetta per l'Italia un ruolo di mediazione tra Usa, Russia e Ue, come 15 anni fece lui al capo del governo che istituì il tavolo di Pratica di Mare.

Ma per far questo, scrive l'ex premier, il nostro Paese ha bisogno «al più presto di un governo nella pienezza dei suoi poteri, non un governo qualsiasi, con una qualsiasi maggioranza parlamentare, ma un governo autorevole sul piano interno e internazionale, interlocutore riconosciuto e capace di farsi ascoltare delle maggiori potenze».

Per Berlusconi, «non si tratta di schierarsi da una parte o dall'altra, ma di ragionare e di agire su una possibile soluzione per evitare l'ulteriore aggravarsi della situazione». Una soluzione che «si ottiene coinvolgendo proprio la Russia» di Putin, da considerare «un partner strategico e non un avversario» e l'Onu, anche per l'eventuale impiego di una «forza multinazionale di caschi blu», come in Libano e nella ex Jugoslavia. Una soluzione che valuti le conseguenze della crisi, anche in termini di flussi migratori, per l'Italia che «proprio nel Mediterraneo ha grandi interessi in gioco ma ha anche un ruolo strategico imprescindibile».

Il leader di Forza Italia, dunque, si propone come mediatore nella sfida tra Trump e Putin. Ha un referente nella Ue come il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, che ieri nelle sue consultazioni sulla crisi siriana ha sentito la premier britannica Theresa May e domani, alla plenaria di Strasburgo incontrerà il presidente francese Emmanuel Macron. Con lui Berlusconi ha parlato prima di scrivere la sua lettera al Corsera, studiata con il consigliere per gli affari internazionali Valentino Valentini. Lo stesso Tajani, in un'intervista a QN, dice: «In Italia un governo serve al più presto, abbiamo molta fiducia nel capo dello Stato, basta che finiscano questi veti». Perché quello del M5s su Berlusconi, sottolinea, considera di serie B i 5 milioni di voti e i 170 parlamentari di Fi.

Nella villa di Arcore il Cavaliere si disintossica dall'irritazione per l'uscita di sabato di Salvini che ha messo sullo stesso piano lui e il grillino Di Battista, che l'attacca. Aspetta la prossima mossa del Quirinale e quella del suo alleato leghista, che dev'essere tenuto sempre «sotto stretta osservazione», come dice Ghedini.

«Il vero danno - spiega Anna Maria Bernini, capogruppo azzurra al Senato - lo produce il M5s quando con veti e persino insulti e volgarità, trasmette al Paese un messaggio di inutilità ed impotenza». E Giovanni Toti dice a Di Maio: «Non si è mai visto un leader di un partito decidere il leader dell'altro».

Il governatore ligure, che ha riallacciato i rapporti con il Cav ma rimane voce critica nel partito e vicino a Salvini, prevede un 50% di possibilità di un governo centrodestra-M5s, apprezza la presidente del Senato Elisabetta Casellati che potrebbe avere presto un pre incarico e insiste sulla necessità per Fi di ricambio della classe dirigente e di democratizzazione interna. «Passare ad una monarchia costituzionale farebbe bene anche a Berlusconi».

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