Berlusconi: niente diktat sull'Italicum

L'ex premier esclude nuovi patti dopo il Nazareno: i nostri voti indispensabili per eleggere il prossimo capo dello Stato

Roma«Sarebbe un patto superfluo: i voti di Forza Italia saranno comunque necessari per eleggere il prossimo presidente». Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi non prende in considerazione l'ipotesi di una nuova alleanza con Matteo Renzi in vista della successione di Giorgio Napolitano. E lo ha detto chiaramente rispondendo alle domande di Bruno Vespa nel suo nuovo libro.

Scrivere un nuovo patto, poi, avrebbe poco senso se già il «Nazareno» originale comincia a mostrare smagliature, non certo per colpa del Cavaliere. Cui non è piaciuta la sortita sul Corriere del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, («Forza Italia rompa gli indugi o tratteremo con il M5S», il concetto espresso). Né Berlusconi né altri esponenti del partito hanno raccolto il guanto di sfida: se Renzi vuole introdurre il premio di lista, dovrà discuterne direttamente con l'altro contraente dell'accordo senza minacciare alcunché. Anche perché, visti i precedenti, i grillini non sono certo gli interlocutori più affidabili su un tema delicato come la legge elettorale.

La replica è stata affidata al presidente del gruppo alla Camera, Renato Brunetta. «Renzi - spiega - ha chiesto per nove volte la modifica dell'Italicum e gli è stata concessa» sulla base di una convergenza comune. «Questa sarebbe la decima - aggiunge - e, indipendentemente dalle intenzioni di Berlusconi, non si possono usare con Forza Italia questi toni sprezzanti». Un premio di maggioranza alla lista, inoltre, implicherebbe la ridefinizione delle soglie di sbarramento e si riverbererebbe sulla riforma costituzionale: il bipartitismo contiene in sé il presidenzialismo o il semipresidenzialismo.

Discorso diverso per il tema alleanze in vista delle prossime regionali. Ieri sera, secondo alcune fonti, Berlusconi avrebbe dovuto incontrare ad Arcore il consigliere politico Giovanni Toti e il responsabile formazione di Fi, Alessandro Cattaneo, per fare il punto della situazione. Al Sud c'è qualche mal di pancia per la chiusura a Ncd. Le richieste degli esponenti locali sono due: consentire un'alleanza a livello territoriale per recuperarne i voti o, quanto meno, esser sicuri che gli alfaniani non passino con il Pd. Il Cavaliere non intende cambiare linea politica: pur non precludendo eventuali intese strettamente locali, non si sorprenderebbe di un'intesa Ncd-Pd che riproporrebbe a livello regionale il «tradimento» perpetrato con il sostegno al governo di centrosinistra.

Un governo che il Cavaliere vuole contrastare.

«Stiamo rilanciando la nostra opposizione contro una politica economica che sta penalizzando la classe media e le nostre imprese», ha detto Berlusconi al Tg5 preannunciando che giovedì incontrerà gruppi parlamentari e coordinatori provinciali per lanciare una «grande mobilitazione per cancellare i 30 miliardi di tasse sulla casa». Il Cav è in campo: il «tranquillo colpo di Stato» del 2011, come lo ha definito, non lo ha abbattuto.

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