«O partecipiamo al governo in una condizione di pari dignità o non se ne fa niente. L'appoggio esterno non è concepibile». Silvio Berlusconi è costretto, con molto dispiacere a rinviare di un giorno la prevista missione elettorale in Molise. Nella splendida Fonderia Pontificia Marinelli di Agnone, in provincia di Isernia, l'accoglienza per il Cavaliere è pronta. L'ex premier, però, segue per tutta la giornata l'altalena dei segnali che Matteo Salvini ritiene possano arrivare dal campo dei Cinquestelle. Il presidente di Forza Italia concede al leader leghista il beneficio del dubbio, gli riconosce la buona fede del suo tentativo, lo asseconda in maniera laica, ma in realtà fin dalla sera di mercoledì non mostra molta fiducia nella buona riuscita della mediazione su cui la Lega si è esposta, ritenendo possibile un via libera di M5s alla coalizione di centrodestra a condizione che a guidare l'esecutivo sia lo stesso Luigi Di Maio.
La sensazione è che i grillini siano imprigionati nel proprio ruolo e abbiano necessità di attizzare il fuoco del loro personale inferno di «cattivi», pena la perdita della loro identità originaria. Per questo quando Di Maio si presenta davanti alle telecamere e chiude ancora una volta la porta, scegliendo la via del «contratto esclusivo» con la Lega non c'è neppure una particolare sorpresa. In particolare viene ritenuto inaccettabile il veto di Di Maio all'ingresso di ministri di Forza Italia, di cui però sarebbero stati pronti a incassare i voti in Parlamento.
Il comunicato diramato dal partito viene ovviamente concordato con Arcore. Si sceglie di battere sul concetto di «immaturità». «Il supplemento di veto pronunciato dal Movimento Cinquestelle - si legge - dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rifiuto di formare un governo. Si tratta dell'ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani. Il centrodestra unito e Forza Italia hanno invece dimostrato di essere pronti e compatti nella volontà di dare le risposte che il Paese necessita».
E Licia Ronzulli aggiunge che «nel M5s sono prevalsi veti e ambizioni personali: un pessimo segnale figlio della peggiore politica».
L'impressione diffusa nell'inner circle azzurro è che Salvini si sia fatto ammaliare dalla telefonata con Di Maio e dalle sue semi-aperture. Inoltre la sensazione è che i 25 minuti di attesa tra la fine delle consultazioni con Elisabetta Alberti Casellati e le dichiarazioni rese alla stampa siano serviti al capo politico dei Cinquestelle a consultarsi con figure più in alto di lui nella scala gerarchica di M5s. Insomma questa vicenda è la prova definitiva che «il ragazzo» non ha la possibilità di esporsi, di prendere decisioni proprie e uscire dalla giungla dei veti incrociati.
Nel quartier generale azzurro si ha la ragionevole certezza che Salvini non asseconderà la strategia di Di Maio e non si farà attirare nella trappola. Poco credibile viene considerata anche l'apertura del «secondo forno» con Pd e Liberi e Uguali.
Piuttosto, sotto traccia, si inizia a ragionare sulla possibilità di un ritorno al voto preceduto dalla costituzione di un governo chiamato a gestire l'emergenza, che abbia come missione una modifica della legge elettorale con l'introduzione di un premio di maggioranza e un intervento mirato per evitare l'aumento dell'Iva.
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