La sinistra sente aria di sconfitta. Schlein: "Vigiliamo sui seggi"

I partiti del Campo largo prima violano il silenzio elettorale (pure Calenda li critica) poi agitano lo spettro di presunte anomalie. Meloni a Roma non ritira la scheda

La sinistra sente aria di sconfitta. Schlein: "Vigiliamo sui seggi"
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Dopo l'appello al voto dei quattro leader del «campo largo» alla fine della manifestazione pro-Gaza di sabato, continuano le polemiche sulle violazioni del silenzio elettorale e le denunce su presunte anomalie nella consegna delle schede all'interno dei seggi. Spettro agitato dalla segretaria del Pd Elly Schlein, all'uscita dal seggio romano dove ha votato: «Ci stiamo informando di tutto. Abbiamo i nostri rappresentanti nei seggi e prendiamo nota di tutto». Poi la leader dem, dopo l'appello di sabato, non fa commenti sul referendum e si concede selfie e abbracci con un gruppetto di persone presenti al seggio. Ma Carlo Calenda, dall'opposizione, stigmatizza il gesto fatto sabato da Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Dal centrodestra, Fratelli d'Italia denuncia propaganda elettorale in un seggio della provincia di Roma. E Il governatore della Puglia Michele Emiliano posta un video sui social in cui dice «ancora un altro sì», citando il brano «Quello che le donne non dicono» di Fiorella Mannoia. Mentre Nicola Fratoianni, di Alleanza Verdi e Sinistra, sostiene che sarebbe stato impedito a telecamere e giornalisti di seguirlo nel seggio di Foligno, dove ha votato nella mattinata di ieri.

A urne aperte, dunque, continua il botta e risposta. Ma a far discutere è ancora l'appello al voto dei capi di Pd, M5s e Avs dalla piazza di Roma, che invece era stata convocata per manifestare sulla situazione di Gaza. Calenda, che è all'opposizione del governo di Giorgia Meloni e sostiene il Sì alla cittadinanza, critica il comportamento dei quattro leader. «Se la destra avesse usato una manifestazione su un dramma umanitario per aggirare il silenzio elettorale, avremmo tutti, giustamente, stigmatizzato questo comportamento. È esattamente ciò che è accaduto ieri. In un referendum con quorum l'invito a votare equivale a un'indicazione di voto. Il corretto funzionamento di una democrazia non si difende solo quando fa comodo», scrive Calenda sui social. Fratelli d'Italia denuncia la propaganda per il Sì proprio all'interno di un seggio. «Dopo il cappellino di Bersani in pieno silenzio elettorale, oggi si è arrivati oltre l'inimmaginabile, con la propaganda che entra addirittura dentro le cabine elettorali in un seggio della provincia di Roma. Questa mattina, a Olevano Romano, una presidente di seggio si è lasciata fotografare in bella posa con un esponente locale del Partito democratico, mettendo in mostra il libro di Bersani», scrivono i parlamentari di FdI Alessandro Palombi e Marco Silvestroni. Singolare anche il video condiviso sui suoi social dal presidente della Puglia Emiliano, del Pd. Nel filmato si vede il governatore che deposita le cinque schede nell'urna e alla fine, conclude: «Come Fiorella Mannoia, ancora un altro sì». A sfumare, la voce della Mannoia in «Quello che le donne non dicono». Eppure la sinistra ieri ha attaccato e usato argomenti pretestuosi, dai fotografi non ammessi al seggio ai presidenti di seggio che «stanno chiedendo preventivamente agli elettori se vogliono ritirare le schede».

La premier Giorgia Meloni si è recata al seggio in serata, come ha annunciato nei giorni scorsi che avrebbe fatto «per rispetto», senza tuttavia

ritirare le schede dei cinque quesiti. E nelle foto diffuse da Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Meloni, con in mano la sua scheda elettorale, stringe la mano al presidente di seggio ma non ritira né imbuca le schede.

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