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Berlusconi punta su Macron, il "male minore". Salvini con Le Pen, Meloni invece non sceglie

Letta fa allarmismo sui filorussi di "Rn". Conte si smarca e non decide

Berlusconi punta su Macron, il "male minore". Salvini con Le Pen, Meloni invece non sceglie

Il duello serrato e la nuova sfida al ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen divide inevitabilmente «les italiens». La politica italiana guarda Oltralpe, concedendo il proprio endorsement all'uno o all'altro contendente, in omaggio allo schema di massima sovranismo contro europeismo.

Chi alza i toni e spinge di più sul tasto dell'allarmismo è Enrico Letta che, parlando con Repubblica, evoca fantasmi russi. «Anche in Francia i partiti che in passato hanno espresso grande sintonia con Putin rappresentano metà dell'elettorato complessivo. Da noi Salvini, Meloni e Berlusconi; di là Le Pen, Melenchon e Zemmour, mentre il secondo è la radicalizzazione. Sia a destra sia a sinistra perdono le forze tradizionali e i voti si spostano sulle estreme». In realtà al di là delle parole di Letta, nelle dichiarazioni dei leader si colgono sfumature diverse. Silvio Berlusconi parlando con i suoi, si dice convinto di una vittoria di Macron che definisce «europeista, moderato, uomo che guarda all'Occidente». Certo è un «tecnocrate lontano dalla mia cultura», ma a lui va la preferenza del Cavaliere. Per il presidente di Forza Italia c'è un elemento che vale la pena rimarcare, ovvero che l'indebolimento delle forze di destra moderata a favore dei due candidati della destra estrema porterà alla vittoria di un leader sostenuto dalla sinistra, che ha occupato lo spazio politico del centro. «Una circostanza che dovrebbe far riflettere» in chiave italiana.

Chi si schiera a favore della candidata di Rassemblement National è Matteo Salvini. «Hanno dato Le Pen per morta ed è al ballottaggio. È un voto anti sistema perché Macron, dopo aver governato per 5 anni, si ferma al 27%. È un voto che supera anche le barriere destra e sinistra. È un voto ancora aperto quello francese». Più tiepida Giorgia Meloni. «Io guido la famiglia dei conservatori europei. In Francia non ci sono al ballottaggio candidati che rappresentano il partito guidato da me, ma se si prendono tutti i candidati potenzialmente di centrodestra e si facesse un'alleanza ampia come quella che ci può essere in Italia ci sarebbe maggioranza», sottolinea. A chi gli chiede, al suo arrivo al Vinitaly, se al ballottaggio voterebbe Le Pen, non nasconde comunque la sua preferenza. «Francamente sì, sceglierei una candidatura di rottura». Carlo Calenda rifiuta le semplificazioni messe in campo dal segretario Pd. «Tutta la destra e parte della sinistra hanno ammiccato a Putin ma ciò non vuol dire che se in Francia vince Le Pen sarebbe come averlo nel cuore d'Europa». Chi evita di sbilanciarsi mantenendosi su un terreno neutro è Giuseppe Conte. «Non posso entrare con valutazioni delle elezioni francesi a gamba tesa, ma posso dire che il lavoro politico che stiamo facendo ci porta a una visione distante da Le Pen.

Sicuramente però siamo vicini ad alcuni temi posti da Le Pen, ad esempio sulla perdita del potere di acquisto dei francesi».

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