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Berlusconi-Salvini-Meloni fumata bianca al vertice: "Intesa sulle candidature"

I tre leader si riuniscono ad Arcore. In vista delle Regionali c'è "grande spirito di coesione"

Berlusconi-Salvini-Meloni fumata bianca al vertice: "Intesa sulle candidature"

Convinti di poter dare alle Regionali del 2020 la spallata finale al governo, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni cercano, in un vertice ad Arcore, i candidati vincenti. Ma per i nomi rinviano alla prossima settimana.

I tre leader, tra un piatto di pesce e un flan al tartufo, ricompattano il centrodestra nell'opposizione comune ad una maggioranza vicina a «liquefarsi», che propone «una manovra disastrosa a base di tasse e manette». I giallorossi non reggeranno, ragionano e Salvini spiega di avere segnali dai grillini vicini ad esplodere. Serve coesione nella coalizione, per prepararsi alla svolta. «Abbiamo creato un coordinamento sulla situazione Italia - spiega Salvini - con le nuove tasse sono a rischio 50 mila posti di lavoro». Nella nota congiunta di Lega, Fi e Fdi si parla di «crescente preoccupazione» e di un centrodestra «largamente in testa in tutti i sondaggi e che governa la maggioranza delle Regioni». Per «riportare alla guida del Paese il buon governo», saranno determinanti i voti locali. «Confermeranno che sinistre e M5s non godono più della fiducia degli italiani».

Sembra scoppiata una grande armonia tra Salvini, Berlusconi e Meloni, che non si incontravano da tempo e anche la scelta di Villa San Martino ha il suo significato. Lo dicono anche i termini: «grande spirito di coesione e di collaborazione», «lungo e costruttivo confronto», accordo «raggiunto sui profili dei candidati governatori e sulla composizione delle liste per le Regioni». Sui nomi tutto «sarà perfezionato nei prossimi giorni». Il Cavaliere si preoccupa poi di smentire le voci su un accordo con Salvini, facendo suo il tweet del vicepresidente Antonio Tajani: «L'ipotesi di una adesione di Fi ad una ipotetica Lega Italia è totalmente fuori dalla realtà. Siamo favorevoli ad un centrodestra unito e plurale non al partito unico». Una nota Fininvest riporta le dichiarazioni dei figli Marina e Pier Silvio che smentiscono «le fantasiose ricostruzioni di Repubblica», ribadendo l'impegno «alla vita delle imprese del gruppo, non a disegnare strategie politiche».

Lo schema delle Regioni è pressoché confermato. La Lega ha la candidata governatore Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna per il 26 gennaio e sceglierà chi far correre in primavera in Toscana, probabilmente Susanna Ceccardi, mentre in Veneto il grande consenso di Luca Zaia gli assicurerebbe la conferma. Su Marche e Puglia deve decidere Fdi. In Liguria si ripresenterà «fuori sacco» Giovanni Toti, ex azzurro filoleghista ora con il suo movimento. I nodi ci sono per le due Regioni attribuite a Fi: Calabria e Campania. Salvini e Meloni hanno posto il veto in Calabria (che voterà a gennaio) a Mario Occhiuto e anche all'ipotesi di sostituirlo con il fratello Roberto Occhiuto, vice capogruppo alla Camera. Si potrebbe raggiungere un'intesa sulla coordinatrice Jole Santelli o sul sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. Per la Campania i problemi sono interni a Fi, con la fronda antisovranista che fa capo a Mara Carfagna contro l'ex governatore Stefano Caldoro. Berlusconi aveva offerto di correre alla vicepresidente della Camera, ma non trovandola interessata un mese fa ha lanciato Caldoro.

Ieri, però, mentre si teneva il vertice ad Arcore, sette parlamentari campani e l'ex ministro Clemente Mastella incontravano a Montecitorio la Carfagna, lamentandosi di una decisione del leader «non condivisa». Mara ha poi telefonato a Napoli al coordinatore Domenico De Siano per riferire le perplessità. «Berlusconi ha indicato Caldoro, poi sarà il vertice tra i leader a dare il via libera.

È un nome di grande prestigio, ha dimostrato di saper governare», taglia corto Tajani.

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