Berlusconi sceglie l'Aventino «Torneremo il primo partito»

Il leader di Forza Italia ricompatta i suoi sulla riforma del Senato: fuori dall'aula al voto. Sui verdiniani: chi ha lasciato ci ha tradito

Berlusconi ritorna in quel Senato che lo ha espulso in malo modo nel novembre del 2013 per dare la linea ai suoi. Ammette: «Mi fa un certo effetto entrare qui dentro dopo che mi hanno fatto decadere. Hanno fatto fuori il leader dell'opposizione e tutto va avanti come se niente fosse». Nella sala Koch di Palazzo Madama ci sono deputati e senatori indecisi sul da farsi. Il Cavaliere ha le idee chiare: «Dobbiamo cercare una posizione comune di tutte le opposizioni sul voto finale alle riforme costituzionali» è la mission . Di più: «Dobbiamo prepararci fin da subito al referendum». Insomma, nessuno sconto a Renzi, più volte trafitto durante il suo discorso. Cita, per esempio, l'annuncio del premier di ridurre la pressione fiscale: «Copia male il nostro programma». Poi, cerca di galvanizzare i suoi annunciando di essere in campo e di volerlo essere ancor di più: «Tornerò presto in tv e Forza Italia tornerà ad essere il primo partito». Cita le scorse elezioni politiche: «Riuscii a recuperare 10 punti nel giro di 20 giorni». Riscossa, quindi. Anche perché «ho sempre detto pubblicamente i traguardi che volevo raggiungere e quindi poi non ho potuto mai tirarmi indietro. Quei traguardi li ho sempre raggiunti tutti». I riflettori, per il Cavaliere sono stati spenti per troppo tempo: «Io sono stato in tv 6 ore in due anni, mentre loro (Renzi & C.) sono stati 6 ore a settimane». I sondaggi sono il pane del Cavaliere e anche in questo caso cita le ultime rilevazioni: «Renzi è al 30,5%, mentre Berlusconi al 25». Quindi la stoccata all'ex delfino Alfano: «Alfano è al 6% perché piace sempre il senso dell'orrido...». Poi, gli scappa una notizia, parlando di centrodestra: «Siamo vincenti se sommiamo Fi, Lega, FdI e il partito di Quagliariello...». Non l'Ncd, ovvio. Ma un nuovo soggetto politico fatto da fuoriusciti alfaniani e guidato dall'ex ministro. Di Fitto e Verdini non parla direttamente ma pensa a loro quando dice: «Chi se ne è andato ha tradito gli elettori, ha tradito il proprio partito che gli aveva permesso di essere eletti. Ha tradito il proprio presidente il cui nome era sul simbolo nella scheda».

Duro, durissimo, anche con l'ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, peraltro iscritto a parlare in qualità di senatore a vita. Augusto Minzolini propone di uscire dall'Aula al momento della sua dichiarazione di voto. Qualcun altro propone altre forme di protesta. Berlusconi commenta: «Nel libro di Friedman viene fuori molto bene la complicità fra Napolitano e ciò che determinò le mie dimissioni da premier. Non farei nemmeno parlare chi ha compiuto un golpe...».

Poi, un accenno alle prossime contese politiche: «Le elezioni amministrative sono il primo tempo della partita per il governo dell'Italia». E naturalmente quelle sfide saranno vinte. Il secondo tempo saranno le politiche. Per allora, però, sarà necessario rivedere l'Italicum: «Per noi è essenziale il premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista».

Quindi torna sulle riforme: «Siamo in una situazione di grave emergenza democratica e lo sapete. E oggi si compie il primo passo di un percorso pericoloso, perché il combinato disposto di questo Senato, con una sola Camera che legifera, e il fatto che un solo partito può prendere il comando, ci porta verso una non democrazia».

Alla riunione a Palazzo Madama parlano Minzolini, Caliendo, Gasparri, Marin, Gibiino, Scilipoti e Romani: la stragrande maggioranza del partito è d'accordo sul non voto: fuori dall'Aula. Uniche eccezioni, già ampiamente previste, sono quelle dei senatori Riccardo Villari e Bernabò Bocca, che votano «sì».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica